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Violenza sulle donne: in arrivo il vademecum

Una “guida rosa” di consigli per combattere le paure e affrontare i rischi quotidiani; realizzata dal comune di Roma e distribuita in questi giorni alle fermate delle linee A e B della metropolitana della capitale.
I vari consigli che è possibile trovare in questo vademecum derivano da suggerimenti di altre donne che hanno vissuto e superato le stesse situazioni di pericolo, dalle Forze dell’Ordine quotidianamente impegnate sul territorio e da un équipe esperta di psicologi ed avvocati coinvolti nel progetto.
Un intero capitolo è dedicato allo stalking, mentre tra i suggerimenti per la sicurezza troviamo: evitare le strade buie rincasando la sera da sole; tenere nella rubrica del cellulare alcuni numeri utili da chiamare in caso di emergenza; viaggiare in macchina con la sicura inserita; non divulgare informazioni personali sui social network e non lasciare documenti sul posto di lavoro o in casa di amici.
Vero è che spesso gli autori della violenza sulle donne non sono sconosciuti ma persone molto vicine alle vittime. Tanti, troppi sono, infatti, i casi di donne uccise o ferite per mano di un fidanzato, di un marito che non si è mai rassegnato alla fine di una storia d’amore o da un amico rifiutato. Ecco che tra gli ultimi fatti di cronaca, che vedono nuovamente vittima una donna, abbiamo il caso della giovane Melania Rea barbaramente uccisa il 18 aprile scorso. E alla fine, ancora una volta, il carnefice sembra essere stato (il condizionale è d’obbligo!) proprio il marito: Salvatore Parolisi è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e dalla crudeltà.
La violenza sulle donne è purtroppo un fenomeno in crescita caratterizzato da dati allarmanti e sottostimati, forse anche perché ormai accettata storicamente e socialmente.
La violenza nei confronti del genere femminile ha infatti radici antichissime, potremo dire ataviche, ed è legata fortemente alla storia delle donne e del loro corpo. Per capire il perché le donne subiscano da parte dei maschi ormai da millenni ogni sorta di violenza bisogna risalire alle origini. Ad esempio prima del ‘900 la femminilità era un fattore essenzialmente negativo per la maggior parte delle donne, qualcosa che ai loro occhi le rendeva inferiori agli uomini, una condanna imposta da Dio da quando Eva si era lasciata sedurre dal demonio e con lei era entrato nel mondo il peccato originale, la morte, la dannazione eterna.
Il messaggio che la Chiesa stessa per secoli ha trasmesso ai fedeli – alimentando il loro immaginario e influenzando dialetticamente quello maschile nei confronti della donna e quello femminile nell’immagine di sé – è di profonda diversità nel trattare gli uomini e le donne: gli uomini sono peccatori per uno smodato uso delle proprie capacità ed iniziative, o perché incapaci di controllare impulsi e sentimenti; le altre invece non devono impegnarsi in nulla perché già il loro corpo porta inesorabilmente alla trasgressione. Dunque, non solo un oggetto peccante ma un modo di peccare offerto all’uomo.
Fin dall’antichità proverbi e detti, ma soprattutto trattati di medicina, di teologia, di didattica e di morale, hanno fornito innumerevoli esempi di questo immaginario. Inoltre studi e ricerche, soprattutto in ambito antropologico, hanno evidenziato come nelle diverse civiltà e culture la possibilità di dare la vita, ovvero di perpetrare la specie da parte del genere femminile, sia spesso apparsa ai maschi come una capacità misteriosa e quindi ingestibile, in grado di suscitare in loro angoscia e paura. Il timore per la potenza creatrice della donna è testimoniato infatti dai numerosi miti, tabù e barriere sociali legati al corpo femminile e alle sue funzioni sessuali.
Oggi invece cosa è cambiato?
Purtroppo si sta assistendo ad un grave arretramento culturale, rafforzato da una mercificazione senza precedenti del genere femminile anche sul piano politico e istituzionale. Certo non aiuta ma piuttosto alimenta, l’uso fatto anche dai media e dalla pubblicità del corpo della donna che, attraverso volgari visioni, viene ridotto a mero oggetto di consumo spesso da affiancare come orpello agli altri oggetti del desiderio maschile.
Ben vengano, dunque, i vademecum antiviolenza, senza dimenticare tuttavia che oggi è più che mai fondamentale creare una cultura di autentico rispetto nei confronti delle donne sradicando certi schemi mentali incivili e retrogradi. Oltre ai necessari interventi repressivi da esercitare con rigore e senza indulgenza su coloro che abusano delle donne, si debbono affiancare azioni concrete di informazione e sensibilizzazione, soprattutto nella scuola e nella società civile, per diffondere una concezione della donna che sia rispettosa della sua dignità di persona. Ovvero impegnandosi più in generale anche per un maggiore rispetto delle regole, della diversità, della maternità, del lavoro, della dignità di tutte le persone e contro ogni forma di discriminazione.
Fonti
www.ilfattoquotidiano.it
www.metronews.it