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Famiglia

Troppo amore: mamma e nonni in carcere

ipercuria
Bernardetta Morgante Magliano dei Marsi (AQ)
Psicologo
Aree di Competenza: Ansia e Depressione, Ben-essere, Genitori e Figli
Cell.: 328-2763519

Si è concluso in questi giorni, a Ferrara, il procedimento giudiziario a carico della madre, la nonna e il nonno di un bambino, oggi tredicenne; sono stati accusati di maltrattamento e condannati a tre anni di reclusione.

Il maltrattamento non si riferisce a percosse o mancanza di cure nei confronti del minore, ma ad un amore e ad una cura eccessiva: l’ipercuria.
Può sembrare a prima vista contraddittorio processare e condannare chi si prende cura di un bambino con scrupolo, attenzione, costanza; fa la differenza però un aggettivo: troppo. Troppo scrupolo, troppa attenzione, troppa costanza… tanto da non permettergli di crescere, da non renderlo autonomo, nemmeno nei piccoli gesti quotidiani, quali salire le scale, mangiare a mensa, andare nei bagni della scuola…
Se è vero infatti che è necessario e doveroso prendersi cura dei bambini, e accompagnarli nel percorso di crescita, è altrettanto vero che un cura sbagliata o eccessiva possono essere dannose per il piccolo. Si parla a questo proposito di “patologie della cura”, e possiamo distinguerle mutuando la classificazione di Montecchi (1998), che le inserisce all’interno delle tipologie di abuso sui minori.
In ogni caso si tratta di una inadeguatezza nella somministrazione delle cure che i genitori o i tutori del bambino dovrebbero rivolgergli, che non corrispondono ai suoi bisogni fisici, psichici e soprattutto alla sua età ed al suo sviluppo.

Incuria: può essere riferita a privazioni fisiche o psicologiche. Nel primo caso i bambini non crescono strutturalmente, perché ci sono delle carenze a livello nutrizionale per esempio. Nel secondo, non c’è una sufficiente stimolazione, tale da permettere uno sviluppo emotivo e cognitivo adeguato. Un indicatore può essere ad esempio il successo scolastico.

Discuria: in questo caso ci sono le cure, ma non sono adeguate al momento evolutivo; possono ad esempio essere richieste delle prestazioni troppo elevate, o troppo semplici per la sua età, non permettendo comunque di esprimere al meglio le risorse disponibili in quel momento.

Ipercuria: anche in questa ultima fenomenologia le cure sono presenti, ma in maniera eccessiva e sproporzionata rispetto alla fase evolutiva nella quale il bambino si trova. A livello fisico può esserci una preoccupazione eccessiva per la salute del piccolo ed una conseguente ricerca di conferme mediche e diagnostiche (sindrome di Münchausen per procura), una somministrazione eccessiva e spesso sconsiderata di farmaci, nella convinzione che siano efficaci per la salute del proprio figlio (chemical abuse), vistite pediatriche ripetute, anche senza effettiva necessità (medical shopping). A livello psicologico, come nel caso del ragazzo di Ferrara, le attenzioni eccessive posso impedire la naturale crescita, la conquista dell’autonomia e la libera espressione della propria personalità, che sono il diritto evolutivo di ogni bambino.

In questi casi è importante agire, e tempestivamente, non soltanto aprendo dei procedimenti giudiziari, ma anche accompagnando sia il bambino che i genitori verso la ripresa di un percorso di individualizzazione che si è interrotto.
Forse il “giusto mezzo”, la via regia per la cura dei nostri figli, senza alcun prefisso che indichi un fallimento, è egregiamente espresso dal poeta Gibran:

…Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco.

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