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Comportamenti devianti e criminalità

Se una persona mette in atto un comportamento che si allontana da quelli che sono i modelli sociali dominanti e dalla legislatura vigente, si dice che è deviante.
Tutti i gruppi sociali creano delle norme e tentano di farle rispettare. Le norme indicano i tipi di comportamento giusti e sbagliati. Generalmente le persone che vivono all’interno di una determinata società, tendono ad interiorizzarne le norme comuni ed i modelli sociali di riferimento.

Quindi l’influenza sociale porta al conformismo, cioè alla tendenza ad approvare le regole e le opinioni degli “esperti” nel rispetto della comunità.
Nella rappresentazione comune la devianza e la criminalità sono concetti che rimandano all’idea del disadattato sociale, magari sporco e poco istruito, che ruba, rapina, stupra o commette omicidi.
Invece nell’era contemporanea si è affacciata un’altra idea di criminalità e cioè quella che riguarda i colletti bianchi, i magistrati, i ricchi imprenditori, i sacerdoti, ribaltando completamente il concetto di “pericolosità” di chi e di cosa.
La nozione devianza può richiamare quella di anomia, dalla quale però occorre fare una distinzione.

Il concetto di anomia fù introdotto da Durkheim, sociologo francese, verso la fine dell’800 e  significa letteralmente assenza delle norme, cioè uno stato di conflitto tra le aspettative delle normative e la realtà vissuta dal soggetto, una discrepanza tra gli obiettivi che il soggetto vuole raggiungere e la realtà che la società offre per raggiungerli. Quindi l’anomia esiste quando le persone mettono in atto dei comportamenti privi di regole e di moralità, ostili alle norme sociali, possiamo dunque intendere l’anomia come l’antitesi della solidarietà, la cui conseguenza più estrema è per esempio il suicidio, in cui si sceglie un distacco ed un rifiuto totale dalla collettività;  invece nella devianza non si esce completamente fuori dalle regole e l’ostilità sociale non è mai assoluta.

Da un punto di vista più strettamente psicologico, esistono diversi modelli esplicativi del comportamento deviante:

  • Modello biologico-costituzionale. Si suppone una determinante biologica alla base del comportamento deviante e si ricercano eventuali correlazioni fra le caratteristiche genetiche o somatiche dell’individuo ed i suoi comportamenti ( Lombroso).
  • Modello psicoanalitico. In questo ambito si fa risalire la propensione al comportamento deviante in seguito ad un processo di crescita psicologico non ideale: la formazione del Super Io, cioè le costruzione dei comportamenti, dei valori, dei tabù e degli insegnamenti appresi dal rapporto con i genitori, è avvenuta in modo incompleto con conseguente carenza del controllo delle pulsioni, o per identificazione con figure criminali. Teorie psicoanalitiche più recenti fanno risalire le condotte criminose a disturbi emotivi maturati nei primissimi anni di vita, nel rapporto con la figura materna, o a contesti socio-economici ed affettivi di grave privazione.
  • Modello comportamentista. Secondo questo modello le norme sociali si apprendono attraverso le associazioni fra un determinato comportamento e le sue conseguenze. Quindi se un bambino commette un atto sbagliato, riceverà delle sanzioni dai genitori e questo permetterà l’apprendimento corretto delle norme. Ci sono tuttavia delle persone che non riescono a fare tesoro di certi condizionamenti, per caratteristiche personali che li portano ad assumere con più facilità dei comportamenti devianti, per esempio gli estroversi. Lo psicologo inglese Eysenck, vissuto nel nostro secolo, si interessò fra l’altro allo studio delle personalità e analizzando quella degli “estroversi”, asserì che questi sono piuttosto insensibili ai condizionamenti.
  • Modello psico-sociale. In questo ambito ci si occupa di tutte le componenti ambientali, come le condizioni familiari, culturali ed economiche che possono favorire il comportamento deviante. Chi viene da famiglie svantaggiate può cercare di essere accolto in gruppi dove l’identità negativa trova un sostegno e un appoggio e dove le remore del proprio Super Io vengono fatte tacere da un Super Io di gruppo che lo rimpiazza.

Oggi si tende a considerare la criminalità e la devianza come il risultato di una complessa interazione di più fattori, difficilmente isolabili fra loro, che intervengono a definire la tipologia detta ‘sociopatica’.

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