Ben-Essere
Lo psicologo di base – ovvero il benessere sociale

Rivolgersi ad uno psicologo non è sempre facile, in primis per l’idea purtroppo ancora molto diffusa, che avere un problema psicologico e andare in terapia significa essere pazzi, da qui, il rifiuto dell’esperto in salute psichica.
Secondo, nonostante la cultura psicologica si stia costantemente diffondendo nella società, esiste ancora molta confusione sulla figura dello psicologo, su chi sia, cosa fa e su cosa lo distingua dagli altri specialisti della mente.
Non tutti inoltre hanno le risorse economiche per rivolgersi ad un professionista privato e non tutti sanno che ci si può rivolgere allo psicologo delle ASL, soprattutto tra i giovanissimi.
Più spesso, accade invece che le persone si rivolgano al medico di base, riferendo sintomi di chiara competenza dello psicologo e siano trattati o con superficialità o si vedono prescrivere dei farmaci o addirittura siano inviati allo psichiatra di turno.
Tutto ciò non fa altro che ritardare i tempi del giusto inquadramento e intervento, divenendo pertanto complici della cronicizzazione della patologia stessa.
Tale disinformazione, disservizio e mancata comunicazione tra medico e psicologo, pertanto si traduce, lato paziente: in un processo di guarigione più lento e difficile, con un dispendio non indifferente di risorse psichiche, fisiche, economiche e di tempo.
Lato sistema sanitario: in un conseguente aumento dei costi da dover sostenere socialmente.
Un valido contributo, nella diffusione del progetto del benessere sociale, potrebbe derivare invece dall’istituzione dello psicologo di base.
Erano gli inizi del 2007 quando Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi, avanzò la proposta di istituire la figura dello psicologo di base.
Bene, ma che fine ha fatto? Qualcuno di voi ne ha più sentito parlare?
Eppure, come lui stesso sosteneva in un’intervista, tale idea nasceva proprio da un’esigenza sociale, per rispondere ad un preciso bisogno dei cittadini.
I cittadini sono sempre gli stessi, sono forse cambiati i loro bisogni?
Direi proprio di sì, nel senso che si sono diversificati e amplificati.
Crisi economica, ritmi frenetici, stress, perdita dei valori e incertezze. In questo tempo dove tutto è flessibile e il lavoro, le relazioni, la salute, il futuro e la pensione “liquidi”.
Dove la possibilità dei giovani di costruire e realizzare dei progetti, è vana.
Dove la pedofilia è ormai il sintomo di una società schizofrenica, Chiesa inclusa. Dove l’italiano medio e padre di famiglia è licenziato senza troppi scrupoli e messo in cassa integrazione. Dove i matrimoni falliscono.
Dove, nonostante il pubblicizzato cambio di tendenza da parte delle case di moda, le modelle continuano a sfilare sempre più trasparenti e invisibili sulle passerelle. In questo mondo, dove i giovani tendono ad imitare “falsi” modelli diffusi dai media e ad apprendere comportamenti alimentari estremi pur di omologarsi e di sentirsi accettati dai pari.
Dove medici e psichiatri prescrivono con leggerezza psicofarmaci ad adulti e bambini, arricchendo e mantenendo il potere delle case farmaceutiche.
Dove i giovani di famiglia bene, per spezzare la monotonia delle loro giornate, inventano nuovi giochi, più avvincenti, come ricattare, rubare e picchiare coetanei più deboli.
Dove gli incidenti stradali del sabato sera, a causa di un eccessivo consumo di alcool, aumentano.
Dove in un mondo consumista, anche la droga oramai è divenuta un bene di consumo “legalizzato” all’interno di ogni fascia di età, di ruolo e di status.
… e potrei continuare all’infinito… e tutto ciò non vi sembra abbastanza? Non vi sembrano dei chiari segnali che qualcosa non va, che qualcosa non funziona a livello della nostra società, a livello del singolo?
Come risposta a tutto ciò, i media non fanno altro che parlare di sicurezza stradale e di valutazione del rischio nel rilascio delle patenti di guida, di disoccupazione, di depressione, quale male del millennio, di bullismo, di disturbi del comportamento alimentare e in particolare di anoressia, dimenticandosi del più pericoloso rovescio della medaglia, la bulimia.
Non si fa altro che parlare di separazioni e di divorzi, di nascite a tasso zero, di pedofilia. Amplificando in questo modo, a livello dei singoli, la percezione del disagio e instillando fobie, ansia e paura per la propria sicurezza e incolumità.
Dall’altra parte, l’unica cosa che il nostro stato è in grado di offrirci (ma non di garantire in termini di efficienza e di efficacia) è il supporto del medico di base.
Quando, come rilevava il Dott. re Palma, è evidente che il 35% delle richieste che arrivano ai medici di famiglia sono di natura psicologica, con il risultato che l’utente medio, gira da un medico all’altro prima di arrivare ad un corretto inquadramento del problema e ad un’indicazione della terapia necessaria; con un investimento di tempo, soldi e salute non indifferente e conseguente rassegnazione.
L’istituzione dello psicologo di base, soprattutto di questi tempi, sarebbe il giusto compromesso, la giusta risposta ad una potenziale domanda, i cui segnali sono fin troppo evidenti, e che invece continua a rimanere insoddisfatta.
In che modo la figura dello psicologo di base potrebbe dare il suo contributo all’interno del progetto di diffusione del benessere sociale?
Vediamone alcuni:
<!–[if !supportLists]–>· <!–[endif]–>Diffusione della cultura dello psicologo e dello psicoterapeuta, come professionisti ai quali potersi rivolgere per la cura non solo di patologie gravi, ma anche di forme meno acute di malessere, molto più comuni e diffuse;
<!–[if !supportLists]–>· <!–[endif]–>Un servizio specialistico, alla portata di tutte le classi sociali e non più, solo delle più abbienti: perché curarsi, è un diritto e non solo, un dovere del cittadino;
<!–[if !supportLists]–>· <!–[endif]–>Un intervento specialistico preventivo, che eviterebbe la cronicizzazione della patologia, garantendo risultati più efficaci ed efficienti di guarigione;
<!–[if !supportLists]–>· <!–[endif]–>Un servizio specialistico domiciliare per anziani e persone invalide;
<!–[if !supportLists]–>· <!–[endif]–>Un Intervento specialistico che non ricorre alla somministrazione di farmaci, ma che rimanda il paziente, là dove necessario, a servizi medico-psichiatrici più adatti;
<!–[if !supportLists]–>· <!–[endif]–>Una società, a medio lungo termine, più sana;
<!–[if !supportLists]–>· <!–[endif]–>Un risparmio, a medio lungo termine, da parte del sistema sanitario;
<!–[if !supportLists]–>· <!–[endif]–>Occupazione per milioni di psicologi e psicoterapeuti;
Vi sembra abbastanza?
Dott.ssa Lucilla Scrocca
Sitografia
http://www.psy.it/documenti/Intervista_telefonica_dott_Palma_Alma_Laurea.pdf
http://www.studiofolcarelli.org/1/upload/comunicato_stampa_psicologi_di_base.