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Prevenire: primo passo verso la felicità

Prevenire: primo passo verso la felcità
Diletta Tuseo Ladispoli (RM)
Psicologo Psicoterapeuta
Aree di Competenza: Ansia e Depressione, Dipendenze, Sessualità
Cell.: 333.23.32.392

L’articolo affronta il tema della prevenzione, passando da quella primaria, secondaria fino alla terziaria. Si focalizza poi sul tema della felicità, sul suo significato per ognuno di noi, e sulle modalità per il suo raggiungimento.

Importante traguardo della psicologia occidentale è stato quello di porsi come obiettivo non più la semplice guarigione dalla malattia o dal disagio, ma quello di prospettare una vita più sana e di godere di una vita migliore, cercando di capire quali fattori ed elementi vi possano contribuire.

Negli ultimi anni, infatti, ci sono state numerose campagne di profilassi nei confronti di tantissime malattie e disturbi.

Da un po’ di anni, infatti, si comincia a parlare di prevenzione, coinvolgendo, sempre più, corpo e mente, come binomio indissolubile per un benessere totale.

L’attività preventiva è ormai espressamente regolamentata in tutte le professioni sanitarie e spesso riguarda interventi molto importanti

Anche la moderna psicologia si è allineata in questo percorso, con il concetto di “riduzione dei fattori di rischio”, ossia riduzione di tutte quelle esperienze che minacciano un sano sviluppo dell’individuo.

Si distinguono tre modalità di prevenzione:

Prevenzione primaria: interviene sui fattori di rischio per evitare l’insorgenza del disagio e la probabilità che l’individuo venga esposto al rischio di insorgenza del disturbo (campagne per la sicurezza stradale).

Prevenzione secondaria: interviene sulla prevalenza per ridurre un problema che ha cominciato a manifestarsi.

Prevenzione terziaria: interviene su un problema/disagio che si sta manifestando pienamente per evitare il rischio di cronicizzazione o aggravamento o diffusione.

Nuovo obiettivo è infatti il benessere psicologico, rinforzato da uno stile di vita adeguato.

Dopo tanti anni passati a curare disagi, risolvere problematiche, “sanare menti” oggi, si ricomincia a parlare di felicità; dove la composizione per una vita armoniosa coinvolge tutti gli aspetti della nostra vita, partendo dall’alimentazione, passando dall’ambiente (casa o natura), dal corpo, fino ad arrivare anche al rapporto con gli animali.

Ed è soprattutto in relazione al corpo che si evidenzia come non esista una relazione diretta tra il proprio stato fisico (sano o malato) e la felicità. Al contrario, esiste invece una stretta relazione tra la felicità e la percezione che noi abbiamo del nostro stato di salute.

Ossia ci sentiamo bene o male indipendentemente da come stiamo realmente, ma da quanta importanza diamo al nostro impedimento, ponendolo come fatto prioritario , limitante di tutti gli altri aspetti della nostra vita.

Potrebbe essere una considerazione banale, se non fosse che gli stessi studi clinici hanno cominciato ad adottare il criterio di salute percepita, per valutare l’efficacia di certi schemi di trattamento, e ciò anche per le malattie croniche.

Certo, essere in salute è importantissimo ed è un prerequisito fondamentale per il benessere psicologico..allo stesso modo però molti ritengono basilari anche l’intelligenza e la sicurezza economica, altri requisiti che di certo aiutano nella ricerca della felicità.

Tuttavia si è evidenziato, per quest’ultimi fattori, una sorta di effetto tetto: oltre un certo livello la loro influenza non cresce, come dire che intelligenza, sicurezza, status, aiutano..ma fino a un certo punto.

A conferma di ciò numerose ricerche condotte da Martin Seligman, docente di psicologia all’Università della Pennsylvania, hanno dimostrato l’esistenza di persone felici anche tra gli abitanti più poveri delle bidonville…

Trasportato ai nostri giorni ciò si dimostra evidente.

Oggi abbiamo vite sicuramente più comode e piacevoli rispetto a ieri, possiamo permetterci lussi inimmaginabili, comodità e agi che i nostri nonni si sognavano.. in pochi secondi comunichiamo con tutto il mondo, abbiamo mezzi più potenti a disposizione.. eppure tutto ciò non ci rende pienamente felici..almeno non come dovremmo esserlo o come speravamo. Abbiamo altri dispiaceri e altri problemi, abbiamo lo stress, il traffico con cui combattere quotidianamente…

MA SI PUO’ DAVVERO ESSERE FELICI?

Essere felici… sembra davvero un obiettivo irraggiungibile! Eppure è possibile individuare dei passi per raggiungere la felicità.

Primo passo importante è la modalità di affrontare la vita.

Un atteggiamento psicologico positivo aiuta a superare momenti difficili e avversità, mentre un atteggiamento negativo e pessimistico rischia di farci annaspare nelle difficoltà più del necessario, e soprattutto di non riuscire a farci godere nei momenti in cui si ha la possibilità di essere felici.

Le persone ottimiste vivono più a lungo, godono di una migliore salute e hanno matrimoni più felici rispetto alle persone negative o pessimiste.

Non si tratta di negare i problemi o fingere che tutto vada bene quando il mondo ci sta crollando addosso, ma semplicemente di essere consapevoli della possibilità di poter affrontare le situazioni difficili.

Se le persone negative focalizzano la loro attenzione sul problema, incapaci di cercare vie d’uscita, le persone con un atteggiamento positivo nei confronti della vita cercano le soluzioni dei problemi, le prime bloccate in una situazione di stallo, le seconde improntate all’azione.

Passo successivo è essere consapevoli di se stessi, conoscere i propri limiti e le proprie risorse. Si tratta di conoscenze fondamentali per evitare di porsi obiettivi impossibili e di conseguenza non realistici. . “ Vorrei essere felice”: bellissima frase, ma che in realtà ci dice poco su cosa ci rende felici. Per essere felice devo sapere cosa cercare, ma soprattutto cosa mi rende felice..(una casa nuova, un nuovo lavoro..). È bene stendere un elenco di cosa significhi per noi la felicità, in considerazione delle nostre possibilità e iniziare ad attuare strategie per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Partendo consapevolmente da quello che si ha (mezzi, risorse) si raggiunge la serenità psicologica; focalizzandosi su quello che si ha di positivo e sui mezzi per incrementarlo, apprezzando quello che si ha e che si è, modificando quello che non ci piace, permettendo così a noi stessi sia di esprimere le nostre indubbie potenzialità, ma soprattutto di ampliarle e/o scoprirne di nuove..

Ulteriore gradino da raggiungere è quello di godere appieno del presente, vivere ogni giorno, pienamente consapevoli di quello che ci sta succedendo: né proiettati nel futuro, ossia in quello che deve ancora accadere, né tanto meno vivere dei ricordi del passato.

Martin Heidegger, filosofo considerato il padre dell’esistenzialismo, aveva affermato, già all’inizio del secolo scorso che “la continua proiezione in avanti è uno dei mali della modernità..”.

 

Il piacere, effimero per natura, non appena cessa la stimolazione che lo provoca, svanisce, lasciandoci con una terribile sensazione di vuoto che continuamente cerchiamo invano di appagare.

 

Ciò significa che il continuo godimento, ahimè, non ci appaga: il piacere del secondo assaggio di un gelato è assai inferiore al primo, il quarto è mera introduzione di calorie.

Nel nostro cervello esistono degli speciali neuroni che si attivano per rispondere ai nuovi eventi e per non attivarsi in mancanza di informazioni.

Lo stesso Seligman ci insegna che una vita fatta di piaceri facili presto conduce alla noia e alla depressione. Quasi incredibile a dirsi, ma l’essere umano ha bisogno di continue sfide, per mettersi alla prova e ampliare i propri limiti!

PREVENZIONE, FELICITA’ E PSICOLOGO

Ma se l’infelicità viene da sola, la felicità va costruita quotidianamente. Al di là delle fortune individuali, ognuno può incrementare il proprio benessere psicologico, coltivando le proprie passioni, ritagliandosi dei propri spazi, godendo delle piccole cose del quotidiano.

Ognuno, infatti,  possiede delle risorse che gli consentono di affrontare e superare momenti “difficili”, ma tali risorse, benché presenti, possono non essere percepite, al punto da non essere immediatamente disponibili, in caso di necessità. Oggi molte persone sono restie a rivolgersi ad uno psicologo poiché si tende a confondere il disagio psichico con la malattia mentale , che viene vissuta come uno stigma. Lo psicologo sembrerebbe essere necessario solo in presenza di gravi psicopatologie. In realtà, invece, prevenire significa mantenere il proprio stato di salute e di benessere psicologico. Lo stesso colloquio anamnestico e diagnostico significa prevenire. Si valuta la situazione di una persona, di una coppia, di una famiglia, si interviene sul disagio al momento per ridurre modalità disfunzionali di sviluppo. Si valuta il contesto di vita, lo stato di salute, le risorse disponibili. Si tratta a volte di pochi colloqui in grado però di regalare un quadro generale e dettagliato del vissuto e della storia del paziente.

Con il progresso abbiamo aggiunto anni alla vita, è bene ora aggiungere vita agli anni!!

BIBLIOGRAFIA

Fata A. Armonia, Benessere, Felicità. Punto di Fuga Editore 2005

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