Perversioni soft
Perversioni…o no?

Cosa spinge le persone ad andare oltre determinati limiti in ambito sessuale?
In riferimento agli ultimi fatti di cronaca, in cui una ragazza di 23 anni ha perso la vita durante una pratica di “Bondage”, tornano frequenti le domande, i dubbi, i giudizi lanciati con leggerezza di perversioni, noia, superficialità, fino ad arrivare a parlare di veri e propri disturbi mentali delle persone che praticano tali attività.
Il bondage è una pratica conosciuta e messa in atto da millenni, derivando infatti dalla pratica Shibari, antica arte giapponese del legare (shibari significa proprio questo), legare parti del corpo, sia maschile che femminile, come forma prima punitiva e di prigionia, poi divenuta d’arte ed erotica, a volte anche meditativa.
Può essere praticata in molte forme, e segue determinate regole ben precise, chi vuole iniziare a mettere in atto tali pratiche deve assolutamente conoscerle, oltre ad essere sicuro di trovarsi con il partner giusto con cui c’è un rapporto di fiducia e la massima intesa e complicità.
Vale infatti la regola del cosiddetto SSC, Sano, Sicuro e Consenziente, non è una forma di violenza gratuita, non prevede sottomissione brutale e umiliante inflitta all’altro, o il più delle volte, all’altra, in cui poi si può dar sfogo alle proprie perversioni o alle proprie fantasie o frustrazioni.
L’altro è comunque complice e sta al gioco, alle regole che implicitamente, ma anche esplicitamente, sono condivise; si decide chi è il sub, ovvero chi è in quel momento sottomesso, e chi ha invece il ruolo di dominante, si condivide il fatto che tale gioco nasce per dare piacere, non per creare violenza che per alcuni è una forma di piacere, come nel sadomasochismo, da cui si differenzia, la violenza qui non c’entra.
Il gioco è, o dovrebbe essere, sicuro, si utilizza in alcuni casi anche una parola d’ordine che è decisa prima di cominciare il “gioco” e consensualmente è la parola che si dovrà utilizzare quando qualcuno decide di interrompere perché si è andati troppo oltre, o si è stancato, o non prova più piacere.
Le scene poi che si attuano sono molto flessibili, possono cambiare in giorni diversi e vengono pianificate e decise preventivamente, proprio come in un vero e proprio gioco di società.
La sessualità è un campo talmente vasto e ricco di sfumature, tante quante sono le possibilità che ha la mente umana, immaginiamo il campo dell’arte, del disegno, del gioco, dell’immaginazione, della sfida per superare sempre i propri limiti (insita nell’essere umano), che potremo facilmente capire quali e quante possono essere le differenze che spingono alcune persone a voler sperimentare semplicemente situazioni “ai limiti”, solo per la voglia di andare oltre, di spingersi oltre i normali confini delle abitudini, del conosciuto, del già provato e del familiare, perché semplicemente hanno più immaginazione, più creatività.
Non parlerei, da clinica, solo di noia, di depressione come a volte viene detto, che in alcune coppie, stanche della routine, subentra dopo anni insieme, che spinge quindi verso tali pratiche; infatti esistono tantissime coppie che comunque dopo anni passati insieme sanno rinnovarsi e stimolarsi anche senza dover ricorrere a tali pratiche, o ancora coppie che decidono di sperimentare pratiche non comuni anche dopo qualche mese di fidanzamento, semplicemente perché si ritrovano su tali intese e tali ricerche di sé.
Tali pratiche infatti potremmo anche definirle una vera e propria ricerca di sé, uno sperimentare i propri limiti, proprio come farebbe un esploratore che cerchi di raggiungere la cima più alta di una montagna ancora mai raggiunta, o un chimico che cerchi una formula ancora non scoperta da nessuno. È connaturato all’essere umano il voler capire e comprendere fin dove ci si può spingere, il provare sensazioni di certo non comuni, dove, va detto, a volte il piacere sessuale è l’ultimo dei pensieri e l’ultimo degli obiettivi, poiché contano l’appagamento emotivo, sensoriale, erotico anche, ma in cui piace ciò che si vede, piace vedere il o la propria partner in posizioni insolite, artistiche, anche di sottomissione e immobilizzazione certo, ma dove l’impotenza nel muoversi o nel parlare non porta necessariamente a subire violenza o atti indesiderati.
Il piacere tratto da tale rapporto, è legato allo scambio di potere fra sottomesso e dominante, dove l’umiliazione del sottomesso esalta il dominante, gratificato dalla sensazione di potere; il sottomesso invece viene gratificato dalla sensazione di impotenza e dall’assenza di scelta, dal sentirsi completamente nelle mani dell’altro.
Fa sempre comunque parte di un gioco in cui le regole sono condivise e sottintese. Si differenzia, come abbiamo detto, dal sadomasochismo che rientra appieno nelle perversioni sessuali, in cui infliggere e subire violenze fa parte del gioco, ricercato da entrambe le parti che sono consapevoli di ciò, e che si ricercano per questo, che però sfocia nella patologia perché la violenza non dovrebbe rientrare nella sfera dei comportamenti sani, perché diventa pervasivo di tutta la personalità, dove infatti la persona non riesce a raggiungere il piacere in nessun altro modo che non con la violenza, subita o inflitta.
Spesso poi sono comportamenti correlati, è stato visto, a patologie psicologiche se non francamente psichiatriche, dettati comunque da un malessere interiore. Il bondage si differenzia dal sadomasochismo nelle spinta maggiormente giocosa, di sperimentazione dell’insolito potremmo dire, utilizzando il corpo dell’altro, ma con rispetto e creatività, che ovviamente, quando vengono a mancare, fanno cadere i requisiti stabiliti inizialmente dalla coppia o dal gruppo, se viene praticato con più persone.
La ragazza che purtroppo è morta si è affidata ad una persona che probabilmente non era così esperta come invece poteva sembrare, che non ha preso le dovute precauzioni di sicurezza, ha voluto provare emozioni forse troppo forti, andare un pochino troppo oltre nella gestione di un gioco che è sfuggito di mano, ma che è praticato regolarmente da migliaia di persone ogni giorno, anche in tutta sicurezza, ma che rimane nella sfera dei comportamenti privati, e di cui quindi non si parla a sufficienza, ma forse perché riguarda un aspetto molto personale e intimo delle coppie e delle persone in generale e dei propri gusti a livello sessuale.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Fogel G. Myers W., 1994, “Perversioni e nuove perversioni nella pratica clinica”, Il pensiero scientifico ed., Perugia
Steele V., 2005, Fetish, moda, sesso e potere, Meltemi Ed. (Le Melusine)
www.giornalettismo.com
www.wikipedia.org
www.roma.corriere.it