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Insonnia: ipotesi di trattamento

disturbi sonno

Il termine “insonnia” deriva dal latino insomnia che significa letteralmente “mancanza di sogni”. Nel linguaggio comune esso indica una durata del sonno insufficiente e/o una continuità del sonno alterata da risvegli.

Il sonno è suddiviso in 2 fasi principali: sonno REM e sonno NON REM (composto a sua volta da 4 stadi).

Quando ci si addormenta si attraversano innanzitutto i 4 stadi del sonno NON REM, caratterizzati da da un elettromiogramma (EMG) ancora piuttosto elevato, anche se inferiore a quello della veglia, dall’assenza di movimenti oculari rapidi, che diventano assenti del tutto nell’ultimo stadio.
Lo stadio REM (Rapid Eyes Movements) compare in genere dopo circa 90 minuti di sonno NON-REM (N-REM), e si caratterizza per un completo appiattimento dell’EMG, intensa desincronizzazione EEG, e comparsa di movimenti oculari rapidi a gruppi e isolati. Compaiono anche aritmie cardiache e modificazioni respiratorie.
Gli episodi REM (4 o 5 durante un sonno notturno di 7-8 ore) tendono a divenire più lunghi, man mano che ci si avvicina alle prime ore del mattino, laddove il sonno sincrono è tipico delle prime ore della notte, quelle, cioè, immediatamente successive all’addormentamento.

La caratteristica principale di tale disturbo è sicuramente legata al vissuto soggettivo di difficoltà ad iniziare e mantenere un sonno ristoratore, legato a numerosi risvegli notturni ed un risveglio precoce mattutino, soprattutto negli anziani.
Tale disturbo può diventare pervasivo quando inficia le normali funzioni quotidiane e lavorative del soggetto, a causa della scarsa qualità del sonno che diventa sempre più leggero e irrequieto.
La preoccupazione legata all’incapacità a dormire unita allo stress che si sviluppa a causa di tale incapacità, fa sì che il soggetto rimanga bloccato in un circolo vizioso per cui, più si sforza di dormire, più diventa stressato e frustrato in quanto non riesce a farlo. A questo contribuiscono la stanza da letto e il letto che si associano all’insonnia e comportamenti inadeguati quali il sonnellino pomeridiano, stare sempre a letto, seguire uno schema di sonno irregolare.
Alcune ricerche dimostrano che chi soffre di insonnia dorme quando è lontano dai condizionamenti negativi e i contesti abituali.

L’insonnia spesso si lega ad una particolare fase stressante della propria vita (separazione, lutti, perdita del lavoro, problemi familiari) e a sintomi di ansietà e depressione. Non è da escludere che possa legarsi a eventi considerati positivi, che scuotono emotivamente il soggetto. Un’altra causa tipica consiste nel dormire in ambienti nuovi e sconosciuti.
Inoltre, non è detto che dopo la risoluzione dell’evento stressante, l’insonnia scompaia. Ciò è dovuto al fatto che il soggetto, avendo sviluppato una reattività e dei condizionamenti negativi eccessivi, non riesce a ristabilire il sonno subito, se non utilizzando delle tecniche adeguate che lavorino sui suoi pensieri e comportamenti legati all’insonnia.

Terapie psicologiche

Particolarmente utile al trattamento di insonnie legate a disturbi funzionali si è rivelato il Training Autogeno. Per disturbi funzionali s’intendono quei disturbi che insorgono o in concomitanza di cambiamenti  esterni (quali la stanza, il letto turni di lavoro, lunghi viaggi), o in concomitanza di conflitti acuti a forte carica emotiva. Chi soffre di tali disturbi non riesce a dormire perché registra e controlla tutto: quanto tempo ci mette per addormentarsi, quante ore riesce a dormire, ecc.

Il Training Autogeno è ideale per chi soffre di questi disturbi, ma è fondamentale rispettare 2 condizioni:
il miglioramento del disturbo non deve avere una scadenza precisa (possono passare settimane, mesi e, qualche volta anche anni, prima che siano visibili miglioramenti), in quanto il TA è un processo di apprendimento che richiede tempo;
nell’esercizio singolo non deve essere ricercato attivamente il sonno, cioè non va eseguito l’esercizio solo per addormentarsi, in quanto “chi vuol dormire, rimane sveglio”! (Bernt H. Hoffmann, 1980)
Le formule per neutralizzare il tempo di addormentamento sono:

  • i pensieri sono completamente indifferenti;
  • sonno completamente indifferente, l’importante è la calma;
  • il sonno verrà, non importa quando;
  • i pensieri arrivano, si innalzano e si allontanano di nuovo come le nuvole nell’oscurità della sera;
  • la calma mi fa da schermo protettivo come un gran mantello.

La commutazione ottenuta tramite l’esercitarsi quotidiano, fa sì che si crei un terreno fisico e psichico congruo ad accogliere il sonno.

All’uso di tecniche di rilassamento potrebbe essere abbinato un trattamento psicoterapeutico che faciliti la risoluzione di un particolare problema o pensiero fisso che sta alla base dell’insonnia.
Alle volte l’insonnia sorge a causa di preoccupazioni, lutti, perdite, abbandoni, depressione o altri tipi di problemi legati alla sfera personale del soggetto che, se non vengono affrontati e gestiti dal soggetto, potrebbero portare alla cronicizzazione del disturbo.

La psicoterapia costituisce un utile strumento sia per supportare l’emotività legata a tali eventi, sia per ristrutturare pensieri e comportamenti disfunzionali che causano l’insonnia.
Il terapeuta con formazione strategico-integrata lavora su tutti i livelli di cui è composto il problema del suo cliente, rimanendo focalizzato sul qui e ora, lavorando per obiettivi ed utilizzando creativamente tecniche ben definite.
Lo psicoterapeuta che lavora con questo metodo, lavora sul problema portato dal cliente, ma non dimentica la persona.

Valorizza in modo aperto e critico la diagnosi e si pone come obiettivo sollecitare cambiamenti attivi nella vita e nello stile comportamentale disfunzionale della persona, attraverso l’utilizzo di varie tecniche. In particolare si avvale dell’uso di prescrizioni create ad hoc, a seconda di quanto emerge nello specifico caso.
Lo psicoterapeuta strategico non trascura il passato del cliente, ma interagisce con le sue narrazioni per comprendere le origini dello stile comportamentale ed ideare efficaci strategie di risoluzione dei problemi che emergono.
Dunque, tale approccio terapeutico, unito all’uso di una tecnica efficace quale il Training Autogeno, può essere un valido contributo per affrontare, gestire e risolvere un problema largamente diffuso nella nostra società quale l’insonnia.

BIBLIOGRAFIA

  • BERNT H. HOFFMANN, MANUALE DI TRAINING AUTOGENO, CASA EDITRICE ASTROLABIO,  1980
  • http://www.neuropsicologia.it/disturbi/index_disturbi.html

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