Infanzia e Adolescenza
I disturbi specifici dell’apprendimento e le difficoltà di studio

Secondo la Consensus Conference, metodologia promossa dall’Associazione Italiana Dislessia e realizzata attraverso la partecipazione di associazioni e società scientifiche coinvolte nello studio dei DSA, con il termine Disturbi evolutivi Specifici di Apprendimento ci si riferisce ai disturbi delle abilità scolastiche, e in particolare a: Dislessia, Disortografia, Disgrafia, e Discalculia.
La principale caratteristica di definizione di questa “categoria nosografica”, è quella della “specificità”, intesa come un disturbo che interessa uno specifico dominio di abilità (lettura, ortografia, grafia, numero, procedure esecutive del numero e calcolo) in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. In altri termini, gli alunni che presentano tali difficoltà, in genere, non vanno incontro alla certificazione per il sostegno, poiché, spesso, sono bambini molto intelligenti, con buone capacità relazionali, in grado di risolvere i problemi della vita quotidiana. In ogni caso, se non vengono aiutati correttamente, questi bambini rischiano di sviluppare, con molta probabilità, un pessimo rapporto con la scuola e con lo studio in generale. Sono bambini e/o ragazzi che presentano grosse difficoltà in una o più aree riguardanti l’apprendimento e che, spesso, sono etichettati, da genitori o insegnanti, come alunni svogliati, con poca volontà di portare avanti i compiti scolastici, a fronte di normali abilità sociali e cognitive. Oggi, per fortuna, sappiamo bene che tali difficoltà hanno caratteristiche ben precise e non hanno nulla a che vedere con le idee e i pregiudizi descritti sopra.
Nello specifico, il DSM IV, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, afferma che la caratteristica principale di un Disturbo della Lettura (Dislessia) è data dal fatto che il livello di capacità di leggere raggiunto si situa sostanzialmente al di sotto di quanto ci si aspetterebbe data l’età cronologica del bambino, la valutazione dell’intelligenza, e un’istruzione adeguata. L’anomalia della lettura interferisce notevolmente con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana. In questi bambini la lettura orale è caratterizzata da distorsioni, sostituzioni o omissioni; sia la lettura orale che quella a mente sono caratterizzate da lentezza ed errori di comprensione.
Con il termine Disgrafia indichiamo, invece, una difficoltà specifica nell’abilità di scrittura. Il bambino presenta, in questo caso, difficoltà nella riproduzione di segni alfabetici e numerici; può essere legata ad una difficoltà motoria, prassica.
La Disortografia indica la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici; essa si presenta con errori sistematici che possono essere così distinti: confusione tra fonemi simili, ad esempio F e V; T e D; B e P; L e R, ecc. Confusione tra grafemi simili, che si somigliano nella forma, ad esempio: b e p; omissioni di alcune parti di parola; inversioni nella sequenza dei suoni all’interno della parola.
Il termine Discalculia, inoltre, sta ad indicare una difficoltà nelle abilità di calcolo incompatibile con l’età e l’intelligenza del bambino. I discalculici non riescono a fare calcoli in modo automatico, a fare numerazioni progressive e ad imparare le procedure delle operazioni aritmetiche. Hanno inoltre grandi problemi nel memorizzare le tabelline.
Per ciò che concerne, invece, le Difficoltà di Studio, considerata la complessità dell’abilità di studio, si possono individuare diverse tipologie di studenti con difficoltà differenti. Una prima categoria riguarda studenti con difficoltà di studio legate a disturbi specifici nella lettura strumentale, nella comprensione del testo, nella memoria e nell’attenzione. Una seconda tipologia di studenti presenta difficoltà di tipo strategico. Si possono individuare studenti nei quali mancano le abilità di base per usare le strategie, e studenti che non usano spontaneamente le strategie, ma che sono in grado di usarle qualora vengano loro insegnate. La prima situazione è tipica di studenti con ritardo mentale grave, la seconda, invece, riguarda sia studenti con ritardo mentale lieve, sia studenti inesperti che necessitano di una guida. Una terza categoria di studenti presenta difficoltà legate, soprattutto, ad errate convinzioni che portano a cattive abitudini come, ad esempio, pensare che per studiare sia sufficiente leggere e capire, pensare che si possa studiare con la radio o la TV accesa, che chi è dotato impara senza sforzo ecc. Una quarta categoria di studenti ha difficoltà legate in particolare ai processi di controllo metacognitivo: non sanno prevedere in anticipo i loro risultati, non sanno pianificare ed organizzare il lavoro personale, non sanno autovalutare la loro prestazione, cogliendo eventuali cadute. Una quinta categoria di studenti sono quelli che hanno difficoltà associate a demotivazione verso lo studio in generale o verso talune discipline, a stili attributivi, percezioni del sé, convinzioni, stati emotivi poco funzionali. Per alcuni la scuola e lo studio suscitano malessere generale o serie situazioni di ansia che non sanno fronteggiare. (www.airipa.it)
In tutti i casi succitati, è fondamentale sia una corretta diagnosi, effettuata con specifici test standardizzati, sia lo strutturarsi di un buon trattamento. L’efficacia del trattamento dipende da una serie di fattori: la gravità e pervasività dei sintomi e la precocità con cui viene attivato l’intervento; la motivazione al cambiamento da parte del bambino; la durata e la frequenza dell’intervento.
Non dobbiamo aspettarci, anche intervenendo, l’improvvisa scomparsa della difficoltà, ma un lento e progressivo percorso di miglioramento, che necessita di un costante trattamento e potenziamento. È, dunque, fondamentale un lavoro “d’équipe” tra tutte le figure che seguono il bambino. Il clinico dell’apprendimento, uno psicologo che in genere segue il bambino in sedute individuali con specifici metodi, deve poter collaborare con gli insegnanti e la famiglia. Spesso, nella mia pratica clinica è stato fondamentale proporre una mediazione scuola-famiglia, per la programmazione di percorsi scolastici idonei ai ragazzi seguiti e una piena collaborazione con gli insegnanti per l’elaborazione di percorsi educativi e piani di studio personalizzati, adeguati alle caratteristiche degli alunni con difficoltà.
Gli obiettivi che vanno perseguiti quando si attiva una collaborazione con la scuola sono, soprattutto:
- Individuare alunni con DSA o con Difficoltà di Studio;
- Valutare i deficit e proporre specifici interventi;
- Supportare l’azione educativa dei docenti, promuovendo strategie didattiche che tengano conto delle varie difficoltà;
- Favorire una collaborazione con le famiglie;
- Potenziare la capacità di apprendimento del ragazzo. Il potenziamento delle abilità individuali garantisce il raggiungimento di un buon grado di autonomia sia nello svolgimento dei compiti che nell’apprendimento. Ottenere autonomamente dei risultati significativi è alla base dell’aumento dell’autostima e del riconoscersi protagonista del proprio percorso formativo.
- Avvicinare i ragazzi a strategie alternative di lettura e scrittura, promuovendo anche l’utilizzo di strumenti compensativi.
- Fornire ai ragazzi la possibilità di apprendere nuove tecniche che possano aiutarli nell’organizzazione ed esposizione delle loro conoscenze.
- Favorire l’opportunità di crescita e di responsabilità.
Ciò che mi preme sottolineare è l’importanza di riconoscere per tempo tali difficoltà e di attivare una rete di professionisti e soggetti che seguono questi bambini per non lasciarli soli. Purtroppo non ci sono ancora leggi chiare che tutelano questi ragazzi e spesso mi sono imbattuta in insegnanti e dirigenti scolastici che, non considerando le reali difficoltà degli studenti, si sono soffermati solo a guardare il profitto scolastico, senza valutare bene la possibilità di usufruire di una serie di strumenti dispensativi e compensativi che, senza dubbio, aiuterebbero i ragazzi ad affrontare con successo il percorso scolastico e a non cadere nello sconforto e nel rifiuto per un sistema che non li capisce. Per fortuna tanti altri insegnanti sono aperti e consapevoli di tali problematiche e riescono davvero a fare un ottimo lavoro con questi ragazzi, usufruendo del supporto e della collaborazione con personale qualificato.
Per un approfondimento bibliografico
- Cornoldi C. (a cura di), Difficoltà e disturbi dell’apprendimento, Ed. Il Mulino Collana “Strumenti”, Bologna, 2007.
- C. Cornoldi, Le difficoltà di apprendimento a scuola, Ed. Il Mulino, Bologna, 1999