Consulti
Educazione figli
Il visitatore chiede:
Buongiorno, le scrivo per avere delucidazioni, in quanto padre di una vivace bimba di 4 anni. Io sono cresciuto “molto vivace” ed i miei genitori mi hanno lasciato andare qualche sculaccione in tenera eta’, e alcuni ceffoni, quando ero grandicello, diciamo fino ai 17. Ora io mi trovo in qualche difficolta’ con la mia piccolina, perchè in famiglia (con la mia compagna di origini polacche e sua madre, polacca doc!) c’è attrito sul sistema di educazione della bimba, sopratutto sulla questione sculaccioni si o no. Vorrei pero’ chiarire un mio punto di vista, senza insegnare niente a nessuno ovviamente: credo che uno sculaccione sia ben diverso da “picchiare”. Anche se poi sul contatto fisico, determinare un confine non sia poi cosi’ facile. Amo moltissimo mia figlia, ma spesso non ascolta (ma ci sente bene !) e non ubbidisce a nessuno. Qualche volta gliela facciamo passare, perchè siamo stanchi di insistere, di ripetere le stesse cose o perche’ cmq non è molto grave. Ma talvolta, sopratutto per il suo bene, è importantissimo che faccia quello che gli diciamo senza tentare di trasgredire. Un caso è di pochi minuti fa’ (da cui la necessita’ di recuperare informazioni precise, quindi questo contatto con lei) : con il mio vecchio flauto in bocca, correva per la stanza e sbattendo contro il divano, si è leggermente ferita alle labbra, con una piccola fuoriuscita di sangue. Le conseguenze sono state pianto e una piccola crisi , ma tutto contenuto in 5 minuti. Ma se scivolava a terra e i danni fossero stati piu’ gravi ? Credo sia un timore legittimo e premura doverosa di buon genitore, fare tutto il possibile per far crescere mia figlia senza pericoli diretti o , come li chiamo io “indiretti”, quali i propri comportamenti potenzialmente pericolosi. Intendo salire e scendere le scale tenendosi per il corrimano, non correre sulle scale, non correre con oggetti in bocca, e cosi’ via. Ora, il problema dello sculaccione è spigoloso : mia suocera (ex insegnante) è schierata fortemente contro questa pratica, che nelle sue espressioni usa il termine “picchiare” la bimba. Ora per me’ uno sculaccione , non è picchiare la bimba, ma uno strumento correttivo, da usare verbalmente come minaccia, e solo in estrema ratio, come azione. Sono un padre molto apprensivo, e vedo pericoli ovunque, ma credo anche di non essere paranoico, ne tantomeno senza raziocinio. Quando insisto per modificare un comportamento, lo faccio a ragion veduta. Un classico è quando siamo a tavola : non sta’ mai ferma seduta (e questo di per se, potrebbe non essere pericoloso) e si arrampica in posizioni in bilico sulla sedia con il visto sopra il tavolo. Basta un nonnulla per scivolare e battere il mento sul tavolo, con relativi danni. Oppure quando gioca con il cane (Labrador, taglia medio-grande) insisto che gli stia lontana e che si limiti ad correre ma non a stargli vicino se il cane vuole saltare, perche’ ci vuole un attimo che il cane gli metta una zampa in un occhio (i labrador hanno delle unghie di 3 cm simili ad uncini!) e poi di trovarci a piangere. Tutto questo mio solo per chiedere un parere “professionale” sull’uso dello sculaccione, innanzitutto per la mia coscienza, ma anche per potermi confrontare con la nonna della bimba, con una serenita’ maggiore, sperando che le proverbiali difficolta’ marito-suocera non impediscano il colloquio. Ringrazio infinitamente, Roberto.
Salve Roberto,
da quello che mi scrive capisco che lei è preoccupato sullo “stile educativo” da tenere con sua figlia, abbastanza vivace, e soprattutto su come arrivare ad un “accordo educativo” con sua suocera, che la pensa diversamente da lei.
Le preoccupazioni di cui mi parla rientrano nella sana premura che un genitore ha verso i propri figli, dalla caduta più o meno pericolosa, agli oggetti contundenti ecc.
A parte questo mi sembra di percepire un bisogno da parte sua di far rispettare delle regola alla piccola, che stenta a rispettare e si domanda se sia il caso o meno, quando estremamente necessario, darle una sculacciata.
Bhè come può capire dai pensieri delle persone che la circondano, dalle teorie sull’educazione, e dalle opinioni degli esperti, sembra non esserci una vera e propria regola che vada bene sempre e comunque.
E’ vero anche che con i bambini piccoli, quando ancora non interiorizzano il concetto di BUONO/CATTIVO e GIUSTO/SBAGLIATO, si può ricorre al paradigma PREMIO-PUNIZIONE. Da ciò si deduce che in qualche modo una punizione può e deve essere EDUCATIVA!
Quello che mi sento di dirle è innanzitutto di non pensare di NON sapere cosa sia meglio per sua figlia. Mi spiego meglio, a partire dalla profonda conoscenza che lei ha di sua figlia, di come reagisce alle mortificazioni verbali, alle punizioni, e quindi ad uno sculaccione, lei può ragionevolmente pensare se appunto tale sculaccione, in un momento particolarmente “difficile”, in cui sua figlia non le mostra alcun rispetto, alcun timore della sanzione, e in cui magari rischia anche un pericolo più o meno grave, se tale gesto possa avere un effetto sul piano della colpa, della punizione, della comprensione di ciò che si sta commettendo. Se uno sculaccione proporzionale al “capriccio”, pensa possa far comprendere alla piccola che si è passato ogni limite, che non tutto si può accettare e che c’è un punto in cui la piccola deve saper dire BASTA, di sicuro non sarà considerato “picchiare” un bambino. Se pensa invece che uno sculaccione la metterebbe in una situazione di vergogna, di angoscia tale da temere il papà in futuro, allora dovremo trovare altre strategie.
Se lei ha letto l’articolo, vi è un passo in cui la dott.ssa D’Alessio spiega questo concetto.
“Punizione corporale non significa niente. Quello che fa la differenza è il piano della colpa. Una punizione è una punizione a prescindere. Tutto dipende da quanto e come colpisce il piano emotivo. Uno schiaffo inserito nel giusto contesto non fa niente di male. Bando alla violenza certo, ma senza esagerare. Le punizioni devono semplicemente essere proporzionate alla competenza e crescita del bambino. L’importante è evitare gli strascichi. Evitare che uno schiaffo sporadico faccia paura al piccolo.”
Per quanto riguarda sua suocera, può provare a spiegarle i concetti che abbiamo affrontato e anche a chiederle se riesce a trovare delle strategie alternative…MA efficaci. Se si riuscisse a trovare un metodo comunicativo che desse i suoi frutti, credo che nessuno di noi avrebbe nulla in contrario! Spero di esserle stata un minimo di aiuto. Mi tenga al corrente.
Un saluto.
Gentile Roberto
fatto salvo quanto già detto dalla collega, ritengo utile richiamare l’attenzione sulla funzione evolutiva del concetto di educazione. Il bambino mostra il bisogno e la tendenza a conoscere il mondo che lo circonda e chiede continuamente all’adulto, che ne gestisce le cure parentali, informazioni apprendendo così ad orientarsi fra ciò che è sicuro o pericoloso, buono o cattivo, lecito o meno. I termini per l’apprendimento dipendono dall’età del bambino stesso e dalle sue capacità di interiorizzare regole e significati. Il fatto stesso di provare vissuti di colpa è indice dell’essere nella giusta posizione per ascoltare rielaborare ed apprendere ( posizione depressiva). Tuttavia questo non è sufficiente se il bambino non percepisce anche la possibilità di riparare. Dunque il discorso su premio/punizione può essere visto più dal punto di vista del rinforzo quando la bambina “fa bene” che non sotto il profilo della punizione quando ” fa male”. Indubbiamente quando si è nella situazione contingente la punizione si utilizza ed essa come risaputo deve essere commisurata e intransigente onde evitare confusione nell’apprendimento. Tuttavia sono del parere che puntare sulla linea del rinforzo dei comportamenti adeguati paghi decisamente di più, oltre a rendere anche più significativi gli eventuali sculaccioni che assumerebbero molto più significato e risultarebbero sempre meno necessari. Viceversa questi perderebbero progressivamente di impatto risultando sempre meno efficaci.
Un cordiale saluto
Dott. Maurizio Parolin
Iscr. Albo Lombardia nà 6904