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Stress

Ecologia dello stress

stress
Maurizio Parolin Cernusco sul Naviglio (MI)
Psicologo
Aree di Competenza: Ansia e Depressione, Ben-essere, Genitori e Figli
Cell.: 3281279981

Qualsiasi organismo vivente, da quelli monocellulari fino all’uomo, è in interazione costante con un ambiente esterno. Per interazione si intende il flusso costante di scambi in ambo le direzioni. In tal senso, l’ambiente influenza lo stato dell’organismo e l’organismo influenza la condizione ambientale, tutto ciò avviene nel tempo attraverso continui feed-back.

Prendendo l’esempio dell’uomo possiamo immaginare come,  anche solo i cambiamenti climatici lo influenzino e come d’altro canto esso stesso possa determinarne l’andamento ( a tale proposito si pensi al dibattito sull’effetto serra ed il riscaldamento globale). Per l’uomo, come per tutti gli altri esseri viventi, esistono condizioni ambientali definite come stressanti. Tali condizioni vengono chiamate stressor, ovvero quegli stimoli esterni che impongono una reazione dell’individuo. Inoltre non bisogna considerare il processo di stress unicamente come qualcosa di negativo bensì quale risposta, anche adattiva dell’individuo all’ambiente. In tal senso si può differenziare fra  eustress e distress.

Nel primo caso si è di fronte ad una reazione ottimale di adattamento alle nuove condizioni ambientali, dove l’individuo è stato in grado di affrontare la situazione e venirne a capo. Questo tipo di stimoli risultano positivi poiché permettono all’organismo di “ tenersi allenato” nell’affrontare cambiamenti e condizioni ambientali inedite.

Nel secondo caso viceversa lo stimolo stressante (stressor) viene percepito come troppo forte ed il processo di attivazione per ristabilire un equilibrio non ha successo. Una tale situazione porta l’individuo a percepire uno stato di disagio rispetto alle mutate condizioni ambientali. Le capacità di far fronte agli stressor vengono chiamate, abilità di cooping e si apprendono nell’arco della vita. Più esse sono sviluppate maggiormente l’individuo si trova nella condizione di affrontare con successo condizioni nuove e difficili.

L’intervento psicologico in questo campo mira spesso ad aumentare tale capacita di fronteggiamento (abilità di cooping) aiutando la persona ad immaginare, applicare ed apprendere modi nuovi di affrontare le situazioni inedite e/o stressanti. L’orientamento spesso è di tipo cognitivo-comportamentale e risulta essere una specie di training a differenti strategie di adattamento. Solitamente si considera come focus principale l’ansia, intesa come stato di attivazione dell’individuo di fronte a situazioni e compiti da affrontare nell’ambiente che le richiede. Tale stato è quello che ci permette di essere vigili e reattivi agli stimoli ambientali anticipando la condizione stressante e permettendoci di prepararci ad affrontarla ( si pensi ad un esame o al dover relazionare di fronte ad una platea). Tale ansia anticipatoria tuttavia, se eccessiva e non ben gestita, può portare viceversa ad un blocco ed un insuccesso nell’affrontare la situazione. A lungo andare inoltre l’ansia generalizzata  o reazioni specie specifiche possono indurre modalità apprese di incapacità più o meno grave di far fronte alle normali attività della vita. Questo può determinare vere e proprie patologie invalidanti quali attacchi di panico o fobie. Imparare a gestire l’ansia permette alla persona di adattarsi all’ambiente e di raggiungere i propri obbiettivi.

In particolare a livello lavorativo il numero di stimoli risulta essere molto alto poiché si vive una condizione complessa all’interno della quale coesistono aspetti relazionali, orientati al compito ed individuali. Un semplice disagio fisico può portare ad irritabilità o a commettere errori più facilmente. Viceversa un compito particolarmente oneroso distrarrà energie all’ascolto ed alla disponibilità nelle relazioni interpersonali, così come discussioni tensioni o litigi fra colleghi possono portare a somatizzare ( ovvero esprimere a livello fisico un disagio psicologico come ad esempio soffrire di emicranie frequenti o disturbi gastrointestinali) oppure ad avere uno scarso rendimento sul lavoro. In questi casi è importante capire da dove provengono gli stimoli aversivi ( ovvero quelli che inducono ad un innalzamento eccessivo dell’ansia) ed individuare modalità funzionali nell’affrontare una situazione alla volta riuscendo così a risolvere progressivamente quella che viene percepita come una situazione bloccata. Di fatto uno degli ambienti che negli ultimi tempi viene indicato come tra i più stressanti risulta essere quello lavorativo. Per questi motivi a livello europeo sono state indicate delle linee guida che sono state recepite dalle leggi italiane attraverso il T.U. 81/08 tese alla valutazione del rischio psicosociale stress lavoro-correlato in ambiente lavorativo. L’intervento di valutazione avviene attraverso differenti strumenti come questionari o interviste ed è mirato alla rilevazione di diversi aspetti organizzativi a livello dei quali si possono ingenerare tensioni, conflitti e dunque condizioni stressanti. La valutazione non viene quindi fatta sul lavoratore bensì sul lavoro nelle sue forme e differenziando-specificando i vari ambienti entro i quali si svolge. Si ottengono così

  • degli indici specifici per settore ( ad es produzione, marketing, amministrazione, dirigenza etc.)
  • suddivisi per aree quali ad esempio mansioni, ruoli, comunicazione, relazioni interpersonali, soddisfazione e realizzazione personali etc.

Tali aspetti una volta definiti portano ad individuare delle precise condizioni sulle quali intervenire poiché si sono evidenziati maggiori rischi di insorgenza di distress. La valutazione come si può osservare non dovrebbe essere fine a se stessa bensì utile indicatore per gli interventi volti a diminuire e a monitorare le condizioni di lavoro. L’attenzione posta a questo argomento in ambito lavorativo risulta ancora oggi scarsa anche se esiste l’obbligo per le aziende ad ottemperare a tale valutazione. Spesso tuttavia, per questioni pratiche ma spesso anche legate ad una carenza di cultura ed attenzione, gli imprenditori tendono semplicemente a rispondere agli obblighi di legge compilando meramente il documento (DVR) necessario alla componente formale. Una valutazione di contenuto invece dovrebbe considerare molto più utili le indicazioni degli interventi suggeriti e volti alla riduzione del rischio non che al monitoraggio continuo delle condizioni che ovviamente possono modificarsi nel tempo.

Un buon training mirato alla gestione di tali difficoltà può essere quello di incrementare la mindfullness (che si può tradurre come maggior consapevolezza di se e dell’ambiente). Le modalità per raggiungere tale stato di maggior controllo, che porti a risolvere la situazione percepita come stressante, passano attraverso l’apprendimento di abilità formali e di contenuto

Le prime consistono nel:  non giudicare ( se stessi o la situzione), fare una cosa per volta con attenzione, agire con efficacia. Le seconde viceversa permettono di assumere maggior controllo della propria mente attraverso l’osservazione, la descrizione e la partecipazione. Il training prevede l’acquisizione di queste abilità in maniera progressiva attraverso l’apprendimento in seduta, l’esercizio costante sul campo e la verifica successiva dell’apprendimento. Il focus  è centrato sull’acquisizione della capacità di fronteggiare le situazioni che ingenerano modalità ed agiti disfunzionali nel momento stesso in cui nell’esperienza di tutti i giorni ci si presentano.

Accanto al potenziamento delle abilità di mindfullness si possono apprendere modalità vincenti nei termini di gestione delle emozioni, dell’efficacia interpersonale e della tolleranza all’angoscia. Il presupposto teorico dell’esistenza di due modalità quali una mente razionale ed una emotiva, spesso autoescludenti, porta all’idea di una sintesi in cui esse si ritrovino in una “mente saggia”.

Attraverso questa fusione risulta possibile attivare le capacità e le competenze logiche e razionali pur nel momento in cui si riconoscono e si valorizzano i vissuti emotivi. Il riconoscimento dei propri stati interni affianco all’analisi delle condizioni ambientali reali può così portare ad agire in maniera efficace utilizzando capacità di problem-solving volte alla soluzione del disagio. La persona che si trova coinvolta in situazioni esterne pressanti in condizioni di difficoltà personali può così far ricorso a tutte le risorse che possiede senza entrare in un circolo vizioso che la indurrebbe o a perdere di vista i propri bisogni ed obbiettivi o a confliggere con l’ambiente in maniera poco efficace.

In tale ottica è fondamentale il concetto di efficienza, ovvero l’elemento che permette di ottenere il miglior risultato con l’impiego delle risorse disponibili. In questo senso l’individuo rinforza anche la propria autoefficacia percepita andando ad aumentare la propria autostima, ingenerando un circolo virtuoso che gli permette di migliorarsi di volta in volta e di vivere gli eventi stressanti come sfide possibili e realizzabili. Vivere un’esistenza esente da stress è, non solo impossibile ma anche non auspicabile poiché non ci permetterebbe di migliorarci ed adattarci quando l’ambiente si modifica. Tuttavia è necessario sviluppare le nostre capacità di fronteggiamento onde evitare di rimanere schiacciati da richieste ambientali eccessive con conseguente perdita della stima e del senso di sé stessi. Un training mirato ad una maggior consapevolezza di sé e all’individuazione di modalità efficaci ed efficienti a livello cognitivo e comportamentale è sicuramente un valido aiuto per affrontare la complessità della nostra società risultando adeguati di volta in volta alle richieste dell’ambiente.
In conclusione si può considerare lo stress come parte dell’esistenza umana ed elemento utile e necessario per l’adattamento e l’evoluzione- crescita dell’individuo. E’ necessario tuttavia saper distinguere fra ciò che viene vissuto come affrontabile e quello che invece ingenera un processo di deterioramento delle risorse e può portare a patologia. L’intervento psicologico individuale, di gruppo o nelle organizzazioni può essere un valido strumento per aiutare a comprendere, valutare ed intervenire in maniera preventiva un aspetto della nostra esistenza rendendolo funzionale ed utile invece che limitante e patologico.

Bibliografia:

  • “Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline” di Marsha M. Linehan (Cortina editore 2001)
  • “Emozione e conoscenza nei disturbi di personalità” Aut. Barone Maffei  (Ed. Franco Angeli )
  • Decreto legislativo 9 Aprile 2008  n. 81 Testo Unico della sicurezza sul lavoro
  • Accordo europeo sullo stress sul lavoro 8 ottobre 2004
  • Stress legato all’attività lavorativa http:/hw.osha.europa.eu

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