Consulti
Soffro di disturbo bipolare?
Il 14-02-2010 11:10 il visitatore chiede:
Buongiorno dottoressa. Forse avrà notato che vivo a pochi km da lei e se si è posta il dubbio le dico immediatamente che non si tratta di un sentimento patriottico; semplicemente appena ho visto dove vive ho pensato di contattarla in modo da avere un’alternativa laddove questo tipo di comunicazione non mi fosse sufficiente. Sono un ragazzo molto riflessivo, poco auto-indulgente, con manie di perfezionismo e inattaccabilità etc. e questo mi porta spesso ad assumere un atteggiamento ambiguo nei confronti di certe rivelazioni destabilizzanti. Detto in poche parole, appena realizzo degli automatismi nelle mie reazioni, perdo di vista il panorama della situazione. Il fatto di essere così soggetto a certe forze esterne mi infastidisce tanto che reagisco facendo di quell’idea una verità, della mia piccolezza una certezza a priori. Allora non importa più se l’incidenza di quella forza su me stesso sia fondata o meno, il punto si sposta sulla “dignità” – e a me sembra più dignitoso “annullarmi”. (Poi riesco sempre a ritrovarmi, in qualche modo. Anche adesso sono abbastanza cosciente di quanto sia deleterio e privo di senso un atteggiamento così. Altrimenti non ne avrei saputo parlare su toni così esteriorizzanti). Tutto questo preambolo perchè ieri, dopo numerosi contatti casuali e non con il fenomeno (ne avevo sentito parlare un pò e ne ero rimasto affascinato, poi nella lettura di alcune analisi sulla personalità di scrittori che amo, ricorreva spesso), ho deciso di informarmi sul “disturbo bipolare”. Ne sono uscito fuori con molti dubbi, perchè ho riscontrato certe somiglianze con me stesso: Sbalzi di umore, sensazione di profondo amore per il mondo e altre ravvicinate di irritazione pura. Ora non serviva la pagina di Wikipedia sul bipolarismo a farmi luce su questo lato di me stesso, ma il problema sta nella classificazione che mi pare se ne faccia, quella di *malattia*. Io non l’avevo mai presa in questo senso, ho sempre pensato fosse una naturale conseguenza del mio sentire frammentato il tempo interiore (del genere “la verità è ogni singolo momento spogliato dell’altro”, non so se mi spiego :D). E insomma sentire parlare di malattia mi ha preoccupato, mi sono posto domande tipo “E’ una paranoia? oppure quella di adesso potrebbe essere una fase iniziale di un disturbo? Qual è il confine tra disturbo e tendenza comportamentale? (E’ il nostro particolare mondo civile a dettare legge su questo?) Infine, vedendo la distinzione che ne fa questo sito, vorrei capire qualcosa di più nella differenza tra “Disturbo dell’umore” e quello della personalità. Più in particolare tra quello Bipolare e quello Borderline, che mi viene spontaneo associare. Grazie mille!
Il 14-02-2010 11:10 Bernardetta Morgante risponde:
Ciao!
Ti ringrazio per avermi scritto (ti do del tu, data la tua giovanissima età)
In quello che scrivi ci sono molti passaggi importanti.
Nel tuo “preambolo” ti descrivi come riflessivo, poco auto-indulgente., perfezionista e “inattaccabile” . Allo stesso tempo però ti sei sentito attaccato dalle letture che hai intrapreso, che ti hanno suscitato delle domande.
La tua attenzione si è concentrata sul “disturbo bipolare”; questa definizione, così come quella di “borderline” fa riferimento a delle categorie psichiatriche e in particolare ad un manuale in cui sono elencati tutti i disturbi psichiatrici e tutti i sintomi di riferimento. Quando tutti i criteri necessari sono soddisfatti, e solo allora, si può parlare di “malattia”.
Molte volte può capitare di riconoscersi in alcuni dei sintomi descritti, ma questo non significa che si è affetti da quello specifico disturbo o che è agli esordi. Molti comportamenti che sono elencati come patologici in un determinato quadro sintomatologico, possono far parte del nostro normale modo di fare, ed essere perfettamente funzionali.
Inoltre sono i fattori sociali e relazionali che fanno la differenza e danno le sfumature, e questi sono difficilmente elencabili nei manuali…
Tutto questo per dirti che difficilmente leggendo un manuale o un articolo riusciamo a fare delle autodiagnosi: per fortuna siamo molto più complessi!
Le sfumature del carattere, le “tendenze comportamentali”, come le chiami tu, vanno confrontate, prima che con i manuali, con le nostre aspettative e con il nostro standard di benessere: “questo comportamento mi fa stare bene, è funzionale al raggiungimento del mio benessere”?
Solo quando la risposta è “no” mi pongo degli interrogativi e cerco la soluzione più giusta.
Dici di essere infastidito dal tuo “lasciarti destabilizzare” dagli eventi esterni.
Ti definisci un ragazzo riflessivo: prova a bloccare, proprio riflettendo, quelli che tu stesso hai ben evidenziato come degli “automatismi” che ti portano ad avere più fiducia negli eventi esterni che in quello che credevi tu. Tollerando un po’ il disagio che viene dal conflitto tra due diverse posizioni, prova a darti il tempo per fermarti a guardare le due opzioni: quale è più giusta?
Se quella nuova è migliore, è bene riconoscersi il diritto di cambiare idea; ma se quella che avevi già ti sembra più giusta per te, allora forse è la tua “poco auto-indulgenza” che deve farsi da parte per riconoscerti che avevi ragione…
Tieni poi sempre in conto che la tua è un’età molto particolare, fatta di tanti cambiamenti: nel fisico, nel carattere, nel modo di pensare e di vedere se stessi e il mondo intorno. E anche in questo caso i manuali ci possono dire molto poco…
Ascolta le tue preoccupazioni, la tua confusione,come stai facendo già, e cerca sempre di dargli una risposta, ma vivi anche con la serenità che meritano i tuoi 18 anni, cercando di godere e di sfruttare al meglio i momenti in cui hai la “sensazione di profondo amore per il mondo”…
Un caro saluto!