anoressia
Mio figlio ha un disturbo dell’alimentazione?

Si parla molto oggi di anoressia e bulimia! Se ne parla con legittima preoccupazione data la diffusione crescente che queste patologie presentano. Per quanto connotate da sempre “al femminile”, come le malattie delle giovani adolescenti, anoressia e bulimia si presentano sempre più spesso nelle bambine e non sono più di esclusiva pertinenza del mondo femminile, ma riguardano anche gli uomini.
“Malattie globalizzate”, “malattie della modernità”,i problemi del cibo e dell’alimentazione come immagini metaforiche di una società che mette al centro il corpo e la magrezza al posto della persona, l’apparire al posto dell’essere.
Tutti le conoscono e tanti ne soffrono.
Per certi versi, si può dire che, la diagnosi si impone da sé, appare come un’evidenza allo sguardo del clinico e non solo del clinico. Quando si incontra per strada un’anoressica, la si identifica immediatamente come tale.
Tuttavia, anoressia e bulimia sono diventate anche termini passe-partout ,che, molto spesso, nascondono e appiattiscono la complessità che sta dietro questi malesseri. Oggi i DCA si manifestano, più frequentemente, come un quadro clinico misto, tanto che è opportuno parlare di anoressie-bulimie, piuttosto che anoressia e bulimia.
Cara dottoressa… sono un papà che non sopporta più di vedere sua figlia che non vuole mangiare..o che mangia pochi grammi di qualcosa…..sta buttando i migliori anni della sua vita..Oppure..Salve Dott.ssa mia figlia ha problemi con l’alimentazione e si sospetta che si tratti di disturbi psicologici…
Sono queste le lettere che ricevo di mamma e papà disperati, attori impotenti di un dramma familiare che li coinvolge e a cui appartengono. Oppure lettere di incertezza e di confusione..non abbiamo capito bene…non sappiamo cosa fare.
Ma come può una funzione di vita e di nutrimento diventare fonte di sofferenza?
La cultura dell’immagine e l’ideale della magrezza, sicuramente ha un ruolo importante nei DCA, ma non ne rappresenta la sola causa, bensì, suggerisce la strada attraverso cui un malessere più profondo si manifesta. I messaggi di bellezza e di magrezza devono trovare spazio all’interno di difficoltà personali e familiari. Queste difficoltà sono l’impossibilità di dare accesso di parola a tensioni emotive sentite come troppo dolorose o insormontabili, così che il corpo e il controllo del cibo diventano il linguaggio per dire a mamma e papà che “ho paura o faccio fatica a diventare grande”.
Ma come faccio a sapere se mia figlia/o ha un disturbo dell’alimentazione?
La dieta può rappresentare un segnale importante e significativo, in quanto indica l’inizio di un processo ansiogeno legato al controllo del cibo. Intervenire in questa fase è fondamentale,in quanto evita che i sintomi si intensificano fino ad alzare quella “muraglia” che i genitori conoscono molto bene.
Segnali di avvertimento importanti per l’anoressia sono perdita di peso rilevante in assenza di malattie organiche, eccessiva importanza data al cibo , al peso e alle forme corporee, tanto che pur in presenza di un forte dimagrimento le ragazze continuano a vedersi grasse, fino a rifiutare la gravità del problema. Un marcatore importante, oltre alla riduzione della quantità del cibo, è anche la selezione dei cibi ( vengono scelti cibi che contengono poche calorie).
La bulimia si manifesta con modalità più silenti e nascoste. Rispetto ad un comportamento anoressico lascia meno tracce visibili esternamente. Vengono consumate grandi quantità di cibo, molto spesso di nascosto, accompagnate da vomito autoindotto o eccessiva attività fisica. Spesso, momenti di dieta ferrea si alternano ad episodi di alimentazione eccessiva.
Poichè i DCA si manifestano in forme miste, sia quando il cibo si rifiuta, sia quando si divora, comportamenti che annunciano situazioni di rischio sono l’attenzione crescente per il cibo e il suo potenziale calorico, accompagnata dall’attenzione costante al proprio peso e alla propria immagine. Disertare a tavola, ovvero non condividere più con gli altri il momento dei pasti rappresenta un segnale importante perché mette in luce la dimensione di ritiro o di rifiuto che accompagna questa malattia. Il cibo e l’alimentazione diventano,poi, frequentemente, il centro delle discussioni in famiglia.
Cosa è opportuno fare e cosa non è opportuno fare?
In presenza di una possibile problematica alimentare è importante non giudicare e non far sentire la ragazza/o eccessivamente controllata/o, perché quest’ultima/o sta già affrontando una difficoltà da cui non si sa dipanare, il giudizio amplifica le sue difficoltà andando a sviluppare aree caratteristiche di questa malattia. Non è utile dare consigli sulla perdita di peso o intraprendere una battaglia di volontà cercando di controllare o forzare a mangiare.
Invece, sarà più utile essere rassicuranti, mostrare stima e fiducia nelle capacità della persona, e, con parole semplici e affettuose, aiutarla a comprendere che ha paura di qualcosa di cui non ha consapevolezza.
I marcatori indicati non rappresentano elementi per fare una diagnosi, ma sono solo alcuni segnali di avvertimento utili che possono servire ad aiutare a capire se una persona cara ha bisogno di aiuto.
Cosa fare?
I DCA sono malattie psicogene .Rappresentano l’unica difesa/protezione possibile verso paure, angosce, traumi sentiti come devastanti. Tali paure non riuscendo a trovare “altra strada” per esprimersi, passano attraverso il corpo. Una terapia farmacologica o una cieca riabilitazione alimentare avranno scarso successo. Sarà invece più utile cercare di comprendere le ragioni profonde che hanno portato allo strutturasi di un dolore e di una sofferenza così grande.
Rivolgersi ad un Centro per la cura dei DCA, oppure ad uno psicologo-psicoterapeuta specializzato nella prevenzione e terapia dei DCA.
L. Onnis “Il tempo sospeso” FrancoAngeli