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Ansia e Depressione

Depressione da disoccupazione

depressione causata dalla disoccupazione

 

Senso di insicurezza, difficoltà a prendere sonno, angoscia, vergogna  e sensi di colpa: è la depressione da disoccupazione, una patologia di cui sarebbe a rischio il 100% delle persone in cerca di lavoro e che, complice la crisi, rischia di trasformarsi in una vera e proria piaga sociale.

Un articolo comparso alla fine del 2009, sul Corriere della Sera, segnala il recente intensificarsi di una forma di depressione dovuta alla perdita del posto di lavoro e alle forti difficoltà nel trovarne uno nuovo.

Secondo il professor Francesco Campione, Specialista in psicologia medica e fondatore del centro «Primomaggio», di Bologna, i più di due milioni di disoccupati tuttora presenti in Italia, sarebbero a rischio di incorrere nel “male oscuro”: a seguito della crisi economica , la prospettiva di molte persone che hanno perso il proprio lavoro o si trovano alla ricerca del primo impiego, è quella di trascorrere molti mesi in cerca di occupazione, districandosi fra l’invio a vuoto di curricula, colloqui senza esito positivo e, nella migliore delle ipotesi, impieghi saltuari e mal retribuiti. Le conseguenze, per chi vive in prima persona tale situazione, porterebbero allo sviluppo di un generale senso di insicurezza, difficoltà a prendere sonno, angoscia, vergogna e persino sensi di colpa.

Uno studio dell’Istituto di Ricerche Sociali dell’Università del Michigan ha di recente provato che il rischio di ammalarsi, non solo di depressione, insorge ancora prima della perdita del posto, è la stessa insicurezza rispetto al futuro ad indebolire chi potrebbe diventare disoccupato.

Sempre stando alle affermazioni del professor Campione, la depressione da disoccupazione aumenterebbe il rischio di comportamenti auto-lesivi, quali il consumo di alcol in quantità eccessiva o l’utilizzo di stupefacenti e aumenterebbe l’aggressività, generando una serie ripercussioni nella vita sociale, familiare e sentimentale del soggetto, tanto che, al momento del presentarsi di una nuova occasione lavorativa, i problemi potrebbero essersi moltiplicati a tal punto, da portare la persona a lasciarsela sfuggire, generando così una spirale negativa.

Coloro che maggiormente incorrerebbero in questi rischi, non sarebbero gli appartenenti alle fasce lavorative medio-basse: operai, braccianti, manovali, ma piuttosto coloro che ricoprono cariche dirigenziali o di responsabilità, o comunque tutti coloro che considerano il proprio lavoro non solo un aspetto fondamentale della propria esistenza, quanto un vero e proprio mezzo di affermazione sociale e di autorealizzazione.

Un aspetto importante del problema riguarderebbe, in particolare, i giovani e le giovani: gli under 35 sempre più spesso possiedono livelli d’istruzione medio-alta e si trovano alla ricerca del primo impiego e dell’impiego, in un certo senso “per la vita”, o comunque sufficientemente stabile da costituire la base sulla quale poter costruire un’esistenza futura.

In un articolo apparso sulla rivista British Medical Journal, Danny Dorling della University of Sheffield in Inghilterra, riferisce come i più giovani risentano maggiormente, rispetto alle persone mature, della perdita del posto di lavoro e reagiscano accusando, con maggiore frequenza, forti stati d’ansia o sintomatologie depressive. Se pensiamo che è uso comune che in un’azienda in crisi, i primi “tagli” del personale vengano spesso effettuati su coloro che sono stati assunti da minor tempo, ci rendiamo conto di come il rischio sia reale e sull’orlo di trasformarsi in una vera e propria piaga sociale.

Moltissimi sono, poi, i giovani che , dopo anni di studi, magari di università, master e tirocini vari, spesso non retribuiti, si ritrovano alla ricerca del primo impiego da “ultimi della fila”… Questi si trovano a vivere la situazione altamente squalificante di restare nella famiglia di origine ben oltre i 30 anni, a sottostare spesso ad appellativi denigranti (ricordiamo i famosi “bamboccioni”) a subire e a far subire ai propri genitori , la difficile situazione della convivenza di 2 generazioni di adulti sotto lo stesso tetto, con forti ripercussioni sull’autostima e sul senso di autoefficacia.

È proprio sui giovani e sulle giovani che, secondo Danny Dorling, dovrebbero concentrarsi gli sforzi della società moderna in un periodo di forte crisi economica come quello attuale.

 

BIBLIOGRAFIA:
Corriere della Sera
http://www.corriere.it/salute/09_dicembre_11/depressione-del-disoccupato-casi-in-aumento_9a1566cc-e665-11de-8315-00144f02aabc.shtml
 
Strully KW et al. Job loss and health in the U.S. labor market. Demography 2009; (46).
Dorling D. Unemployment and health. BMJ 2009; 338:b829.

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