Infanzia e Adolescenza
Comunicare con gli adolescenti: quale codice usare?

A volte comunicare con i ragazzi è una fatica notevole per un adulto, ma la stessa cosa è vera anche al contrario.
Le difficoltà che manifestano hanno diverse chiavi di lettura. È importante, sopratutto quando ci confrontiamo con dei ragazzi, non soffermarsi mai sulla prima spiegazione, “quella di facciata”, ma riflettere sul messaggio della comunicazione cercando un punto di vista diverso.
Uno stesso messaggio, o una stessa “reazione” possono essere letti ed avere significati diversi a seconda del momento o del contesto in cui vengono espressi.
Proviamo a riflettere: in che modo parliamo ai nostri figli? E loro come si esprimono con noi?
Le cose che diciamo possono essere comprese in modo diverso in base a:
- come vengono dette (tono della voce, umore, stato emotivo….)
- quando vengono dette (mattina appena alzati, al ritorno da scuola, la sera a cena…)
- dove vengono dette ( a tavola, in presenza di altri, in un colloquio a due…)
Forse più che parlare ai nostri figli, dovremmo imparare ad ascoltarli.
Saper ascoltare è un’esperienza che può portare ad aprire la mente, a trovare nuove idee e a trovare uno scambio che non può fare altro che arricchirci, come persone e come genitori, inoltre ci può far ricordare una cosa importante, che siamo stati adolescenti anche noi e che abbiamo vissuto, in anni non così lontani, le stesse confusioni ed emozioni che i nostri figli vivono adesso.
Durante l’adolescenza spesso si evidenziano forti livelli di tensione e nervosismo, dovuti soprattutto alla maggiore presenza di situazioni di difficoltà, di disagio e di richieste esterne, ad esempio:
- i continui impegni scolastici e non,
- le elevate aspettative dei genitori e della scuola,
- le gratificazioni che sembrano sempre troppo poche rispetto all’impegno profuso.
Quando ci avviciniamo ai nostri figli adolescenti dobbiamo tenere presente che i cambiamenti ed i compiti legati a questa età sono molto impegnativi e con effetti non immediati, ma a lunga durata. I nostri ragazzi infatti sono impegnati a costruire una propria identità, cercare l’indipendenza dalla famiglia e nel contempo inserirsi nel gruppo dei coetanei il tutto nel bel mezzo di tempeste cognitive, emotive ed…ormonali!
Una cosa importante che non dobbiamo dimenticare è che i ragazzi non hanno ancora ben affinato né individuato le strategie efficaci per affrontare la vita adulta e mantengono anche quell’orgoglio, tipico dei bambini per cui non vogliono chiedere aiuti, soprattutto a mamma e papà.
È quindi importante stare loro vicini, ma ad un passo di distanza, esattamente come già abbiamo fatto quando gli abbiamo insegnato a camminare. Li abbiamo guardati preoccupati muovere i primi passi incerti e traballanti, li abbiamo visti cadere e ci siamo spaventati, ma ci siamo trattenuti dall’aiutarli e li abbiamo incoraggiati a rialzarsi e che soddisfazione vederli di nuovo in piedi, magari non al primo tentativo e nemmeno al secondo ma al terzo si!
Così dobbiamo fare anche con i nostri figli adolescenti, guardarli crescere e sperimentarsi, aiutarli quando chiedono il nostro aiuto e limitarci ad osservarli e “curarli” da lontano, la maggior parte delle volte. Così il rapporto e la comunicazione avranno solide basi di fiducia e scambio reciproco.