Bulimia
Bulimia: prima causa di morte tra le ragazze in Italia

I disturbi del comportamento alimentare costituiscono la prima causa di morte per malattia per le ragazze tra i 12 e i 25 anni. Le ragazze malate in Italia sono oggi almeno 150/200 mila, ma pochi sanno che anche gli uomini sono vittime di questa disfunzione: circa il 10-15% dei pazienti bulimici sono maschi. Sembra che gli italiani a tavola siano in crisi a tavola, quindi uomini, bambini e donne hanno un rapporto sempre più distorto con il cibo.
Ecco i risultati della ricerca resi noti dalla Sisdca , la Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare: la mortalità per suicidio o per complicanze somatiche conseguenti alla malnutrizione è del 10% a dieci anni dall’esordio del fenomeno e del 20% a venti anni.
Si possono distinguere due tipi di bulimia:
- con compensazione, cioè il soggetto ricorrere regolarmente a vomito autoindotto oppure all’uso inappropriato di lassativi o diuretici.
- senza compensazione, cioè il soggetto bulimico assume grandi quantità di cibo senza eliminazione.
- La bulimia (con compensazione) è un comportamento alimentare che spesso è assai simile all’anoressia poiché il nucleo centrale di entrambe le patologie è rappresentato da una paura morbosa di diventare grasse e di essere sovrappeso, il peso e la forma del corpo influenzano in modo eccessivo e inadeguato la valutazione della stima di sé. La bulimia è un grave disturbo dell’ alimentazione, caratterizzato da tendenze autolesioniste da parte di chi ne soffre e che porta la persona ad assumere spropositate quantità di cibo con successiva comparsa di un senso di colpa che può portare ad escogitare pericolose condotte eliminatorie quali vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici.
Durante il momento dell’abbuffata la persona tende spesso a prediligere i dolci, cibi ipercalorici e con una consistenza che ne faciliti l’ingestione in breve tempo. L’atteggiamento del soggetto bulimico è un atteggiamento essenzialmente compulsivo.
La bulimia è un disturbo nascosto e silente che al contrario dell’anoressia non è mostrabile agli altri e questo perché tutte le condotte che la persona assume sono effettuate di nascosto, in bagno o comunque non dinanzi agli occhi degli altri. Le persone con tale disturbo spesso masticano poco e ingurgitando cibo a dismisura e smodatamente. La persona che soffre di bulimia ha una bassissima stima di sé che deriva da un profondo vuoto interiore.
La bulimia è caratterizzata dal morboso rapporto con il cibo e cioè di vera e propria dipendenza paragonabile a quella che lega il tossicodipendente alla droga.
L’eccessiva attenzione alle forme del corpo, portano ad una visione rigida di sè stessi. La dieta ferrea è la principale responsabile della comparsa delle abbuffate.
Seguire una dieta rigida in modo perfezionistico porta prima o poi inevitabilmente a compiere piccole trasgressioni che vengono vissute da chi soffre di problemi dell’alimentazione come una irrimediabile perdita di controllo.
Le abbuffate in una prima fase possono dare piacere perché allentano la tensione del dover seguire in modo ferreo la dieta, col passare del tempo determinano emozioni negative (paura di ingrassare, senso di colpa, vergogna, disgusto) che a loro volta possono innescare nuove abbuffate.
La bulimia é presente nel DSM-IV cioè nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disordini Mentali, quindi è riconsociuta come come una vera e propria patologia.
Ci sono delle caratteristiche che aiutano a capire quando il disordine alimentare è presente:
- Ricorrenti abbuffate: cioè il mangiare in un determinato periodo di tempo, una quantità di cibo decisamente eccessivo.
- Atti compensatori ricorrenti ed inappropriati: per evitare l’aumento di peso, vengono utilizzate tecniche come quella del vomito autoindotto (dita in gola), abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo.
- Le abbuffate, assieme alle condotte compensatorie, devono manifestarsi mediamente almeno due volte la settimana per tre mesi.
- Valutazione dell’autostima decisamente influenzata dalla forma e dal peso corporei.
Numerose sono le teorie proposte per spiegare le origini dei disturbi dell’alimentazione, dalle cause familiari alle ipotesi sulla predisposizione genetica, per arrivare, immancabilmente, ad interpretare anoressia e bulimia come conseguenza e metafora del rapporto distorto dell’uomo moderno con il cibo ed il proprio corpo.
Ad ogni modo i disturbi alimentari non sono imputabili esclusivamente all’influenza dei modelli proposti dalla società odierna che promuove l’ideale del corpo magro, simbolo di efficienza e successo, determinando così nelle donne (ma sempre più anche negli uomini), una preoccupazione costante riguardo alla propria immagine. Tutte le adolescenti sono infatti esposte alla pressione di tali modelli, ma non tutte diventano anoressiche e bulimiche.
Anoressia e bulimia sono invece il sintomo di un disagio interiore. Sono modi di esprimere attraverso il cibo e il corpo un malessere che non è possibile comunicare con le parole. L’ anoressica non vuole morire, ma rendere visibile a chi la circonda la sofferenza e la disperazione che prova e che non può spiegare in nessun altro modo. Una sofferenza che spesso gli altri (familiari, amici, fidanzati, ecc.) non percepiscono, soffermandosi esclusivamente su quella magrezza così impressionante, sul pericolo di vita ad essa connesso e sulla quantità di cibo assunto o rifiutato. L’anoressia e la bulimia parlano di molto altro: di ragazze insicure, che si sentono inadeguate nei rapporti interpersonali, incapaci di affrontare le difficoltà della vita e di rispondere alle aspettative, spesso contraddittorie, della società che chiede loro di avere successo come donne libere e indipendenti e contemporaneamente di ricoprire i ruoli più tradizionali di moglie e di madre.Inoltre dall’analisi delle giovani donne con disturbi alimentari è emerso che spesso hanno una madre con analoghi problemi con il cibo. Su cento nuovi casi il 20% riguardava proprio ragazze con madri anoressiche o bulimiche. Questo fattore complica notevolmente anche la riuscita delle cure.
Negli ultimi anni però un dato importante ci segnala che i disturbi del comportamento alimentare riguarda anche gli uomini: è un fenomeno sottovalutato perchè, data la prevalenza del disturbo tra le donne, si tende a non porre la diagnosi, e perchè alcuni comportamenti, come le abbuffate nel caso della bulimia, sono socialmente più accettati se messi in pratica da un uomo. Anche per il maschio anoressico/bulimico il rapporto col cibo, col peso e con il corpo subiscono una distorsione causata da problematiche inerenti la sfera affettiva della persona. La società occidentale infatti comincia ad imporre in maniera crescente anche agli uomini elevati standard di bellezza cui adeguarsi, rappresentati, in questo caso, più che dal controllo del peso dalla prestanza fisica.
Da numerosi studi è emerso infatti che gli uomini bulimici e/o anoressici sono meno ossessionati dal peso e ricorrono in maniera minore rispetto alle donne a diuretici e/o lassativi mentre è più diffuso il ricorso a esercizi fisici estenuanti. Analogamente a quanto si riscontra nelle più diffuse forme femminili l’esordio è da collocarsi in epoca adolescenziale, nel momento in cui cioè il bambino si ritrova davanti al difficile compito di strutturare la propria identità di adulto, o intorno alla prima età adulta (19/20 anni).
Bibliografia: