Attacchi di Panico
Soffrire di attacchi di panico: che fare?

In crescente diffusione nella società attuale il DAP (disturbo di attacco di panico) condiziona negativamente la qualità di vita della persona bloccata dall’istaurarsi della paura paralizzante.
La paura di per sé non è una malattia, ma un processo normale e fisiologico che ci aiuta a fuggire dai pericoli e a sopravvivere. La possiamo definire un allarme naturale che ci avverte di un pericolo e ci permette di evitarlo o di affrontarlo con maggior determinazione.
Nel DAP tutto questo avviene troppo spesso: una paura troppo intensa, troppo frequente, troppo sproporzionata rispetto alla situazione (ad
esempio entrare in un supermercato, al cinema, in sala riunioni, al ristorante, in auto, nave o aereo…) blocca e crea seri problemi alla persona rendendo difficile e doloroso il normale svolgimento delle proprie attività quotidiane.
Il panico è quindi un episodio di intensa paura ad esordio improvviso, intenso e di breve durata, un vero e proprio “attacco” che spesso rasenta il terrore, generalmente accompagnato da spiacevoli sensazioni corporee, difficoltà di ragionamento e sensazione di catastrofe imminente.
Il DAP si manifesta con uno stato d’ansia che cresce lentamente fino ad arrivare ad un picco, in cui è presente una condizione marcata di malessere fisico (difficoltà nel respiro, tachicardia, dolori al torace o senso di malessere, sensazioni di soffocamento, vertigini, sudorazione,
vampate di calore, tremore, sensazione di irrealtà, intorpidimento) e di pensieri catastrofici di avere un attacco cardiaco, di sentirsi male, di svenire, di morire, di impazzire e di perdere il controllo.
La conseguenza di questi episodi produce solitamente due meccanismi importanti: il primo è l’ansia anticipatoria di avere un altro attacco, il secondo è la tendenza a cercare di controllare le situazioni evitandole.
Alla luce di tutto ciò, è importante sapere che dall’ansia e dagli attacchi di panico si può guarire con una buona psicoterapia, integrata qualora
fosse necessario con la farmacologia.
Il trattamento cognitivo-comportamentale, in particolare, è una terapia di breve durata che prevede da una parte l’utilizzo di tecniche comportamentali efficaci da subito, quali: training di rilassamento, respirazione, biofeedback e desensibilizzazione; dall’altra un’intensa componente cognitiva intesa come identificazione delle cognizioni disfunzionali e la loro sostituzione con cognizioni adeguate oltre ad esercizi di esposizione finalizzati a favorire le modificazioni dei pensieri. Questa duplice componente permette di aumentare l’efficacia del trattamento e la stabilità dei risultati nel tempo, abbattendo così la vulnerabilità della persona ad una interpretazione catastrofica degli eventi.
Chiedere aiuto è molto importante per affrontare presto e riaolvere prontamente la situazione problematica.
Bibliografia:
Wells A., Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia, Ed. McGraw-hill, 1997
Personalmente non ho mai sofferto di attacchi di panico, ma di crisi d’ansia e depressione per più di vent’anni. Grazie alla psicoterapia ad orientamento cognitivo-comportamentale e agli strumenti acquisiti sono riuscito a vincere questa terribile morsa. Proprio come avete citato nel post l’identificazione del pensiero disfunzionale è indispensabile per poter agire efficacemente contro la depressione e l’ansia in genere!
Carissimo dottore, il tuo articolo mi sembra interessante, in quanto rispecchia le problematiche reali dei soggetti affetti da DAP. Un’aspetto importante che io prenderei in considerazione è anche il DAP e la sessualità, che spesso non viene sufficientemente considerato!