Scuola
Aggressioni scuola-famiglia: un modello fragile

Nel mese di Giugno si sa, la scuola diventa protagonista per molti bambini e ragazzi, in quanto restituisce loro un giudizio finale sull’anno appena trascorso o gli chiede ancora un piccolo sforzo per raggiungere un traguardo prima della grande pausa estiva.
Nel tirare le somme però non sempre le cose sono positive o vanno come dovrebbero e questo può scatenare qualche tristezza o malcontento. Quello che sta però accadendo sempre più spesso è che questo malcontento viene assolutamente mal gestito non solo dagli alunni ma anche e soprattutto dalle famiglie che reagiscono con sempre maggiore rabbia e aggressività sia verbale che fisica verso la scuola.
Qualche giorno fa a Roma l’ennesimo caso di aggressione da parte di due genitori verso un giovane insegnante che avrebbe avuto la sola colpa di prendere le difese del Dirigente scolastico a sua volta aggredito fisicamente mentre comunicava loro la bocciatura del figlio.
Questo è solo l’ultimo episodio di violenza contro i professori. Nel solo 2018 infatti sono state registrate, e denunciate, trentacinque aggressioni a scuola: ben diciassette da parte di genitori.
Quello che, come cittadini in primis e professionisti poi, ci stiamo chiedendo è chiaramente: “Cosa sta succedendo?”
Molto spesso le epoche vengono messe a confronto e accade non di rado di pensare che “un tempo si stava meglio”. Certo sicuramente “un tempo” una cosa così non l’avremmo mai letta sui giornali e non era affatto contemplabile, ma sarebbe troppo riduttivo sintetizzarla in questo modo e soprattutto pensare che, soprattutto rispetto all’educazione, tutto fosse più giusto e migliore.
In realtà molte sono le scoperte e le conoscenze che sono state fatte in ambito sociale, psicologico ed educativo e molti sono gli approcci e gli strumenti in più che oggi possediamo per rispondere alle esigenze dell’essere umano, eppure questi episodi ci costringono inevitabilmente ad interrogarci sulla reale conoscenza e attuazione di questi strumenti.
I tre grandi organi che dovrebbero far progredire l’essere umano fornendogli le basi per un’educazione civica e personale sono:
- la famiglia
- la scuola
- la società
A livello psicologico la famiglia getta le prime importantissime basi per una crescita sana ed equilibrata. E’ infatti il primo gruppo sociale con cui il bambino si confronta e nel quale impara la relazione, l’affetto ma anche le regole e i limiti che poi incontrerà nel mondo.
Eppure la famiglia, la scuola e la società fanno parte di un sistema che non è fisso e cristallizzano, ma al contrario dinamico, che cambia continuamente e questo comporta la necessità di un continuo riadattamento da parte dell’individuo rispetto alle modalità relazionali ed educative.
Le modalità che funzionano oggi con i bambini sono totalmente diverse da ieri, per questo oggi sia la famiglia che la scuola sono in grande difficoltà. Dovremmo innanzitutto cominciare a riflettere sul fatto che nei bambini di oggi ci sono delle componenti e dei bisogni che poggiano su:
- velocità
- tecnologia
- bassissima fiducia verso il futuro
In questo tipo di epoca fatta di stimoli e bisogni di questo tipo vediamo ormai bene il fallimento ad esempio di un’ educazione rigida, gerarchica e autoritaria. Un’educazione familiare che oggi si basa su questo modello è destinata a fallire oltre che a fare molti danni da un punto di vista psicologico, in quanto non riuscirebbe ad agire su un sistema che, catturando in modi velocissimi e attrattivi le menti dei più giovani, usurpa facilmente il ruolo di guida adulta sana e catalizzatrice verso il mondo.
Anche la scuola, oggi cambiata come sistema interno e molto più vicina ad una fabbrica con il suo Dirigente completamente assorbito dalla preoccupazione di far quadrare i conti, ha totalmente perso di vista il ruolo e il modello educativo da offrire agli studenti.
Ciò che mi appare evidente rispetto a tutto questo e che porta inevitabilmente a rabbia, frustrazione e conflitto è:
- una grande incapacità di uscire da schemi e conoscenze rigide date dalla cultura e che impediscono un’analisi più lucida dei bisogni contemporanei
- una grande fragilità dell’adulto di riferimento, che per primo si sente frustrato di fronte all’insuccesso di un figlio e che quindi non può riuscire a mantenere un giusto e lucido ruolo.
- un pericoloso gioco di attribuzione di assolute responsabilità tra scuola e famiglia che perde completamente di vista l’obiettivo principale.
Non è chiaramente facile dare delle indicazioni precise su cosa sia necessario fare, ma a mio avviso se la famiglia e la scuola iniziassero a modificare la loro forma, ponendosi come unico e grande obiettivo i figli e gli studenti in crescita allora potrebbe attivarsi un necessario lavoro di squadra che sa superare anche i conflitti in un modo sano e adulto.
ADULTO non vuol dire necessariamente “persona risolta”, ma sicuramente che riflette e lavora sulla propria crescita sempre, capace di ascoltare e gestire le proprie emozioni e i propri desideri senza bisogno di proiettarli e riversarli sull’altro.
Solo così è possibile essere quell’adulto di riferimento, modello e guida che bambini e ragazzi cercano disperatamente, in quanto hanno bisogno in realtà di qualcuno che sappia disegnare quei giusti confini entro i quali muoversi con tranquillità.